Dal Bassini l’appello alla città: “Troppi ricoveri, rispettate le regole”
L’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo è sotto pressione ormai da alcune settimane. Pronto soccorso e reparti subiscono la seconda ondata del Covid-19 particolarmente dura nell’hinterland milanese. “Quello che preoccupa è il numero crescente di persone che hanno bisogno di ricovero per i sintomi per curarsi dal Covid-19, anche nella terapia intensiva”. A parlare è la dottoressa Anna Lisa Fumagalli, direttrice sanitaria della Asst del Nord Milano.
Dottoressa, la situazione negli ospedali, e quindi anche al Bassini, è realmente difficile come ci viene raccontata dai media ogni giorno?
La situazione è difficile. I numeri dei positivi sono crescenti e aumentano anche le persone che hanno bisogno di cure ospedaliere. Al Bassini stiamo cercando di dare ricovero ai pazienti con sintomatologia da Covid-19 trasformando posti letto da degenze normali in degenze Covid.
Che tipo di difficoltà incontrate ogni giorno?
Stiamo cercando di ampliare il numero dei posti letto a nostra disposizione ma questo è molto faticoso soprattutto per problemi legati alla carenza di personale. E tutto questo avviene nonostante le possibilità che vengono fornite, in via del tutto straordinaria, per il reclutamento del personale e dai bandi aperti per liberi professionisti. Possiamo rivolgerci ai pensionati che vogliono tornare a lavorare i in ospedale, alle cooperative, ma non è affatto facile.
Perché?
Abbiamo un problema che non si era posto con la stessa evidenza durante la prima ondata della primavera scorsa e cioè che molti nostri operatori sono positivi al Covid e questo mette a dura prova la tenuta del nostro sistema. Inoltre, rispetto al marzo scorso, ora in ospedale arrivano molti più casi non Covid che durante il lockdown non arrivavano. E quindi ci troviamo a dover gestire una vastità di problematiche.
L’ospedale Bassini continuerà nonostante le difficoltà a gestire tutti i tipi di pazienti?
Tutta l’area chirurgica del Bassini è stata spostata dal 9 novembre all’ospedale di Sesto San Giovanni. Ma per il resto rimangono attivi gli altri reparti non Covid: resiste la psichiatria, restano 50 letti di medicina generale non Covid, resta aperto l’ospice, il reparto dialisi è attivo ma tutto il resto è dedicato a pazienti Covid. E vorrei precisare che i reparti sono rigorosamente separati con percorsi separati nella massima sicurezza.
Com’è in questo momento la situazione per i pazienti Covid? E quella del pronto soccorso?
Trattiamo tutte le tipologie di pazienti Covid, dai pazienti acuti, agli acuti in assistenza respiratoria. Abbiamo 6 persone in terapia intensiva e manteniamo attivo anche il livello di cure sub-acute. Il pronto soccorso è separato in Covid e non Covid. Al momento ci sono 157 pazienti Covid ricoverati e altri 80 letti non Covid. Nei pronti soccorso la pressione è alta: tra gli ospedali di Sesto e Cinisello ci sono 100 accessi al giorno, il 30 per cento che hanno necessità di ricovero devono essere trasferiti in altri ospedali, anche lontano.
Sembra di capire che se continua in questo modo gli ospedali della zona non ce la faranno. Cosa pensate di fare per cercare di attenuare la pressione?
Come Atss del Nord Milano stiamo predisponendo alcuni punti attrezzati nei nostri comuni per costruire una barriera attorno agli ospedali. In altre parole si tratta di ambulatori destinati al trattamento di chi ha sintomi lievi e che dovrebbero presto entrare in funzione, in modo da trattare molti dei pazienti che al momento affollano i pronti soccorso.
Cosa deve fare una persona con sintomi?
Prima di tutto deve chiamare il medico curante. Se si tratta di una persona che non ha altri tipi di patologie, che è sano e i sintomi ci sono ma sono lievi, deve provare la febbre tre volte al giorno e recuperare un saturimetro, che è uno strumento semplice da utilizzare. Se il valore indicato scende sotto i 94 allora deve preoccuparsi seriamente.
Cosa si sente di dire ai cittadini di Cinisello Balsamo in questo momento difficile?
Di seguire in modo scrupoloso le indicazioni imposte dalla fase di lockdown, evitare gli spostamenti, evitare assembramenti perché sono in questo modo possono aiutarci a rispondere al meglio ai bisogni delle persone.