Il virus e i buchi di Fontana
Cinisello, Milano, la Lombardia piombano in un altro lockdown. Si può uscire di casa ma rimanendo nei paraggi. Chiudono quasi tutti i negozi ed è vietato incontrarsi in gruppo. Insomma ci risiamo. E questa volta, a differenza di marzo, c’è una stanchezza diffusa, una situazione difficile per molti ed economicamente sempre più complicata, specie per le categorie costrette alla chiusura. Negli ospedali, lo potete leggere nella nostra intervista alla direttrice sanitaria del Bassini, la situazione è più che difficile. Salgono i numeri dei contagi, degli ammalati gravi e sale il numero dei decessi. Il Covid-19 c’è e spaventa. Prima di tutto perché non è pronto, al momento, il vaccino. In una situazione del genere sono inutili e dannosi i tentativi da parte di molti di minimizzarne la portata, di raccontare un’altra distorta e dannosa visione dei fatti. Il Covid c’è, debilita, uccide e va trattato con il massimo dell’attenzione. Per questo abbiamo deciso di aprire il nostro giornale con un appello, da parte dell’ospedale, perché tutti i cittadini vengano ancor più responsabilizzati all’osservanza totale delle regole in vigore: all’uso corretto e continuo della mascherina, al distanziamento, all’igiene e al rispetto degli orari e delle restrizioni di spostamento. Questo è reso necessario dalla fragilità del nostro sistema sanitario regionale, oltre che dalla letalità del virus. Si sono persi molti mesi, quelli tra la prima e la seconda ondata, in cui si potevano fare delle cose. Si poteva ad esempio, fare ciò che le autorità sanitarie stanno facendo solo ora: allestire ambulatori di territorio per costruire una barriera di protezione attorno agli ospedali intasati e sotto pressione. Una misura che andava presa già nel marzo scorso e che invece Regione Lombardia, che ha la titolarità della delega sanitaria, che ne coordina le mosse, non ha preso. Poi c’è l’insufficienza delle cosiddette Usca, le unità speciali composte da medici e infermieri che dovrebbero curare a casa i pazienti. Ne erano state promesse 200 dalla Regione invece sono attive soltanto 46. C’è poi la cronica mancanza di medici e infermieri. I medici di base di Cinisello sono insufficienti, lo ammette lo stesso sindaco, attorniato dalle continue richieste dei cittadini. Ma il loro potenziamento passa da una difficile trafila burocratica che, come ripetiamo, doveva essere affrontata per tempo. Per non parlare della difficoltà di vaccinarsi contro l’influenza: lunghe file per prenotarsi e molti che rinunciano per fatica, in un momento in cui il vaccino dovrebbe essere un servizio garantito anche a domicilio. Una gestione, quella di Regione Lombardia a dir poco pasticciata su tutta la linea. E risultano alquanto grotteschi i lamenti del presidente Attilio Fontana quando contrasta l’ultimo decreto di chiusura del governo che ci vede piombare nella zona rossa. Proprio lui che scaricò sul governo la responsabilità di non aver decretato la chiusura della bergamasca nel marzo scorso. Ora che Conte interviene, chiede autonomia. Il limite al paradosso in Lombardia non esiste più.