Ostacoli, sfratti e abbandono: la guerra della giunta alle associazioni di Sesto
Questi tre anni di amministrazione di destra a Sesto San Giovanni hanno messo in evidenza una delle differenze sostanziali con la sinistra. Fatti e dichiarazioni del sindaco e dei suoi assessori dimostrano che gli attuali amministratori comunali ritengono che le organizzazioni dei cittadini siano un costo economico e un problema inaccettabile. La sinistra ha sempre invece pensato che fossero una ricchezza per la città, al di là del settore di loro impegno e anche del loro orientamento ideale. Una delle prime decisioni di questa giunta comunale infatti è stata quella di modificare il regolamento della Casa delle associazioni, creata dalla precedente amministrazione di Monica Chittò. Mentre prima il presidente e il consiglio direttivo venivano eletti liberamente con il voto di tutte le organizzazioni di volontariato cittadino, adesso il presidente e buona parte dei consiglieri sono scelti direttamente dal sindaco. Sarà un caso, ma da allora, anche prima del covid, la Casa non ha organizzato più nessuna iniziativa.
Poi si è passati all’accanimento contro tutte le associazioni che occupano da decenni sedi di proprietà comunale. Avvisi di sfratto, false accuse di non pagare affitti, invio della polizia locale. La logica ufficiale è quella che i locali vanno messi a reddito, perché ci si potrebbe guadagnare molto di più di quello che pagano le associazioni. Il Comune però fino ad ora ha inanellato sconfitte perché molte associazioni hanno visto riconosciuto il legittimo diritto ad occupare gli spazi, in base a contratti validi e sempre onorati col pagamento di affitti e spese. Ma dove questo non è stato possibile ora molte importanti strutture cittadine dalle quali sono state espulse le associazioni sono abbandonate e addirittura in rovina. Il triste segno di un associazionismo che la destra vorrebbe dismesso. C’è evidentemente la volontà di cancellare tutto quello che è stato costruito in decenni di vita sociale dalla città, ma anche una strutturale convinzione che l’autonoma organizzazione dei cittadini sia un pericolo per le concezioni di questa destra al governo della città.