Quando i lavoratori della Kodak difesero la fabbrica dal terrorismo
In questi giorni si ricorda la strage di via Fani, con il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione di tutti gli uomini della scorta.
All’attacco delle Brigate Rosse risposero, con fermezza, la solidità morale e civile dei lavoratori. Vi furono manifestazioni in tutto il Paese. La mobilitazione fu elevata al massimo d’intensità per impedire fraintendimenti e speculazioni sul valore delle lotte sindacali.
La violenza non doveva prevalere nell’ambito delle forti controversie, pur presenti, tra padronato e forza lavoro, un confronto tra rappresentanti di interessi differenti (anche aspro e serrato) non una guerra.
Una prassi e un diritto acquisiti dopo anni di dure lotte nelle fabbriche e nelle piazze.
Tra le manifestazioni tese a presidiare la democrazia dentro e fuori le aziende, mi piace ricordare quanto accadde in quel periodo alla Kodak di Cinisello Balsamo.
Sempre in quella difficile fase le BR e altre organizzazioni terroristiche avevano diffuso volantini anche nella nostra città dove individuavano nelle strutture delle multinazionali gli obiettivi da colpire.
Noi del Cdf della Kodak decidemmo di proporre (ai lavoratori prima e alla direzione aziendale poi) l’organizzazione di un presidio 24 ore su 24 dei punti sensibili all’interno e attorno al perimetro dello stabilimento di viale Matteotti.
Lo scopo era duplice: sensibilizzare anche i più tiepidi nella difesa istituzionale, sconfiggere le facili strumentalizzazioni che tendevano ad assimilare il terrorismo con la sinistra e i sindacati.
La nostra parola d’ordine fu chiara:”Se ci sono i lavoratori in prima fila nessuno oserà attaccarli”
La direzione della Kodak accolse la proposta e da quel momento partì un’organizzazione di turni diurni, notturni e del fine settimana la cui logistica e applicazione non aveva nulla da invidiare agli specialisti del settore.
Il presidio durò a lungo e nessuno perse mai la calma,anche in momenti in cui la criticità pareva imminente.
Fu un successo. Si fece comprendere che se di conflitto si doveva parlare, allora quella da mostrare era la capacità dei lavoratori a restare, con convinzione, all’interno dell’ambito democratico. La lezione servì anche ai dirigenti della Kodak, non sempre e altrettanto disposti a derogare dai loro principi discriminatori, a seconda delle convinzioni politiche, tra un lavoratore e l’altro.
Fu una vittoria, contro il terrorismo e un’affermazione di autonomia e di saggezza di tutti i dipendenti.
La foto è di Filippo Insinga