Da Frova a Paganelli, i benefattori che amarono e aiutarono Cinisello
Accadeva, a cavallo tra l’Ottocento e i primi anni del secolo scorso, che alcuni possidenti e industriali tenessero in considerazione il benessere e l’istruzione dei meno abbienti. In Lombardia, per citarne solo alcuni, vi furono: Prospero Moisè Loria, che lasciò il suo patrimonio per fondare la Società Umanitaria a Milano; Alessandrina Ravizza, figura di riferimento del mondo dell’assistenza, che Sibilla Aleramo aveva definito una santa laica; Cristoforo Benigno e Silvio Crespi, che realizzarono accanto al loro opificio tessile un villaggio per i dipendenti e per le loro famiglie. Anche a Cinisello Balsamo alcuni imprenditori non furono da meno. E proprio grazie a loro fu possibile aprire asili infantili e scuole e contribuire all’assistenza delle classi sociali più povere.
Parliamo di un periodo in cui lo Stato interveniva più per contenere la richiesta di domanda sociale che per anticiparla. Nei primi due decenni successivi all’Unità non furono realizzati progressi nel campo della politica sociale e non fu attuato nessun piano di coordinamento dell’assistenza, che rimase nelle mani degli enti religiosi, alcuni dei quali gestivano in modo scandaloso i compiti loro affidati (come rivelò nel 1876 una commissione d’inchiesta). A fianco degli istituti religiosi, l’assistenza iniziò a essere attuata anche dalle società di mutuo soccorso. L’esistenza di una fitta rete di associazioni assistenziali private fu una delle cause che portò a ritardare l’intervento statale, anche per l’avversione da parte dei ceti conservatori e persino della borghesia liberale. Mancò nell’opinione pubblica italiana l’atteggiamento di indignazione filantropica che aveva caratterizzato altri Paesi; ecco perché val la pena menzionare i pochi che si spesero a favore dei meno abbienti.
Odonomastica cittadina e targhe, oltre a nomi noti della storia nazionale, ci esortano a ricordare anche
persone legate alla storia locale; tra di esse spiccano alcuni benefattori. Una via cittadina e una lapide, un tempo collocata all’entrata della sua Villa e che oggi si trova sulla facciata del Palazzetto dello Sport, ci ricordano Carmelita Carli De Ponti che alla sua morte, avvenuta nel 1917, lasciò il suo intero patrimonio ai più bisognosi. Le Congregazioni di Carità si occuparono della gestione del patrimonio e della Villa, che sorgeva dove oggi è ubicato il Palazzetto dello Sport. Ma la sua generosità fu tale anche in vita; infatti, nel 1907 vendette al Comune una parte del suo terreno a un prezzo talmente conveniente da consentire la costruzione in tempi brevi della prima Scuola Elementare del paese, edificata dove oggi sorge il Centro culturale Il Pertini, sullo stesso terreno dove verrà eretto anche il Municipio.
Egidio Isacco profuse aiuti alle opere pie locali e alla chiesa Sant’Ambrogio. Per speciali benemerenze venne nominato cavaliere. Alla sua morte lasciò i suoi averi ai poveri di Cinisello. È ricordato con una lapide posta sul fabbricato di via Roma 39/41.
Catina Fagioli, nobildonna lecchese, nel 1928, alla morte del marito Pierfrancesco Cornelio, comunicò al commissario prefettizio che tutti i suoi possedimenti a Balsamo venivano assegnati a diversi Enti cittadini. Questo lascito consentì al parroco, don Antonio Colombo, di inaugurare nel 1905 l’Asilo parrocchiale. Catina morì nel 1937, lasciando un terzo dei suoi beni all’Asilo Infantile e due terzi alla parrocchia; questo lascito sarà utilizzato anche per la costruzione della chiesa di San Martino, all’interno della quale è ricordata con una lapide. L’Asilo e la via dove è ubicato sono a lei intitolati.
Margherita Devizzi Viganò, proprietaria dell’omonima fabbrica di prosciutti sita nella frazione di Robecco, è ricordata dai balsamesi come una grande benefattrice nel periodo tra le due guerre mondiali. Nel 1928, grazie al suo interessamento, sorse a Balsamo la Piccola Opera della Fanciullezza Abbandonata. L’Istituto fu ospitato in una villa in via Solferino, da lei stessa donata. A Margherita Devizzi è intitolata una via cittadina.
A Cinisello, grazie all’ingegner Giovanni Frova, consigliere comunale con incarichi all’interno della Giunta, già nel 1892 si era potuto aprire un Asilo Infantile in via Monte Grappa (oggi via Meani), di fronte al terreno su cui sorgerà la Scuola Elementare e al lato della sua abitazione. Frova era un benefattore schivo e sensibile che non volle cerimonie per l’inaugurazione dell’edificio, eretto, arredato e mantenuto tutto a sue spese. Oltre all’Asilo che ospita un suo busto, a lui è intitolata anche una via cittadina.
Nel 1947, per iniziativa della vedova di Emilio Cipelletti, fu aperto a Cinisello un altro Asilo Infantile, che nel 1956 si stabilì nella nuova sede situata nel complesso denominato Asilo Emilio Cipelletti. Benedetto Martinelli, ricco proprietario, morendo lasciò al nipote Carlo Martinelli un cospicuo fondo per l’edificazione della Scuola Elementare e del Municipio di Balsamo, completati nel 1893. Con l’unificazione dei comuni, nel 1928 la sede amministrativa venne stabilita a Cinisello e l’edificio di Balsamo fu adibito unicamente a Scuola Elementare.
Carlo Martinelli, per anni sindaco di Balsamo, era stato nominato grand’ufficiale e commendatore. Alla sua morte, nel 1926, dispose un lascito destinato alla costruzione di un ricovero per la cura dei tubercolotici, divenuto poi Ente Morale. Debellata la tubercolosi, l’Ente si dedicò alla cura di persone anziane in situazioni di disagio e alla gestione di immobili a locazione agevolata. Sempre per sua volontà, si misero le basi per la costruzione di un Asilo che verrà intitolato alla memoria della moglie Virginia. Carlo Martinelli è ricordato, nella via a lui intitolata, con una lapide in pietra con altorilievo in bronzo recante la sua effigie, posta sul palazzo che fu di sua proprietà.
In tempi più recenti vi fu un altro benefattore, Balilla Paganelli, nato da una famiglia di poveri contadini della provincia di Modena. Iscritto a una scuola di disegno meccanico, ottenne sempre ottimi profitti. Purtroppo, alla morte della madre, il padre iniziò a bere portando la famiglia al disastro economico e costringendo i figli ad accettare i lavori più umili. Trasferitisi a Cinisello Balsamo, furono ospitati in un’unica stanza dalla famiglia Meroni; qui Balilla incontrò Virginia, che diventerà sua moglie. Lavorò in diverse aziende, tra le quali la Magneti Marelli. Divenne un bravo attrezzista al punto da decidere nel 1944 di far nascere, in una baracca in via Cavour, l’Attrezzeria Paganelli. Partendo da dieci, raggiunse circa duecentoventi dipendenti, trasferendosi nel ’71 nella grande sede di via Monfalcone.
Non dimenticando le sue origini, Paganelli si impegnò a finanziare servizi di interesse pubblico e sociale, come alcuni progetti in collaborazione con l’Amministrazione comunale: la mensa interaziendale e un impianto sportivo con piscina. Nel 1979 fondò la Filarmonica Cervino. Nel 1982, dopo aver venduto l’azienda, per favorire la preparazione professionale, culturale e sportiva dei giovani, diede vita alla Fondazione Paganelli. Numerosi furono i riconoscimenti tributatigli, tra i quali la Spiga d’Oro. Morì nel 1993. A lui sono intitolati il Centro sportivo, la Filarmonica, un Istituto Scolastico, una piazza cittadina nei cui giardini è collocato un gruppo scultoreo dedicato al lavoro, donato dalla Fondazione in memoria sua e della moglie.
Una particolare attenzione va infine rivolta a Natale Confalonieri, che nella sua breve vita si spese molto per i suoi concittadini. Le ricerche mi hanno fatto scoprire una persona di grande sensibilità e generosità alla quale desidero dedicare un prossimo articolo.
Da scritti e ricerche dell’autrice, di Giovanna Procacci, Alberto Scurati, Ezio Meroni e Balilla Paganelli.