Dietrofront della giunta a Sesto, dopo la raccolta di firme la scuola Rovani è salva
Nell’estate del 2018 l’assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda aveva parlato di cambiare destinazione d’uso alla scuola primaria storica Rovani di via Risorgimento. L’Amministrazione era infatti impegnata in un’analisi dello stato di salute di tutti gli istituti scolastici cittadini e la scuola più malandata risultava la Rovani e per sistemarla ci sarebbero volute parecchie risorse. Da qui la prospettiva di chiudere completamente il plesso per far largo all’idea di una paventata sostituzione edilizia.
Subito il Partito Democratico, avendo appresso solo dalla stampa dell’intenzione di abbattere la scuola ai fini di una generica e poco dettagliata “valorizzazione”, si era attivato insieme ai genitori dei bambini e agli abitanti del quartiere per tutelare la scuola, un presidio fondamentale sul territorio. Raccogliendo più di 829 firme il PD aveva allegato la richiesta che nel nuovo Piano del Governo del Territorio (PGT) venisse mantenuta l’attuale destinazione d’uso della Rovani.
Dopo quasi tre anni, nei quali non si è saputo nulla riguardo la petizione, ieri, durante la commissione consigliare e la discussione del PGT è stato comunicato che l’istanza del PD è stata accolta, come informa il partito stesso su Facebook, dunque la “scuola Rovani è salva”. “La destinazione d’uso del terreno rimane ad uso scolastico, la scuola è salva. Un percorso che ha coinvolto tantissimi cittadini per tutelare non solo la scuola elementare e l’Università della Terza Età, che lì ha sede, ma un vero e proprio punto di riferimento e un presidio per tutto il quartiere. Finalmente la vittoria!”.
Monica Chittò, ex sindaca di Sesto, che ha seguito direttamente la vicenda, spiega che “ora da un punto di vista tecnico, questa decisione verrà sottoposta, come tutto il PGT, al consiglio comunale che si esprimerà a riguardo nei prossimi mesi. L’approvazione dell’istanza è molto importante in quanto rappresenta una dichiarazione pubblica in un luogo titolato che l’ipotesi del cambio di destinazione d’uso è stata accantonata”. Conclude: “credo sia un bell’esempio di politica e di presa di responsabilità dei cittadini quando credono che decisioni di questo tipo non debbano essere prese fuori dalla collettività”.