Disabili lasciati al loro destino. Il caso di Cascina Gatti scuote Sesto
Mentre compaiono foto celebrative e targhe d’onore per Sesto, Città Europea dello Sport 2022, c’è silenzio intorno alla questione Cascina Gatti. Torniamo a parlarne perché nei prossimi giorni, alcuni ospiti della Comunità verranno trasferiti a varie residenze sparse nel territorio lombardo, lontani da quella che fino a oggi è stata la loro casa e famiglia. A denunciare l’accaduto è stato il PD di Sesto che commenta: “Sono persone fragili, in quanto portatori di disabilità mentale, ma avendo compiuto 65 anni secondo l’amministrazione, la loro vita deve essere “burocraticamente” stravolta. Non importa se la Comunità aveva creato un ambiente in cui convivevano, non importa se i contatti famigliari saranno più difficili una volta spostati in altre città. Non importa nulla, solo il dato numerico dell’età: hanno raggiunto la scadenza e quindi vanno spostati”.
La giunta ha deciso di lasciar decorrere la scadenza e di non individuare un percorso di reinserimento delle persone che non avrebbero più potuto essere ospitate nella comunità proprio a seguito della scelta della stessa Amministrazione comunale di trasformare la comunità da Socio-Sanitaria a comunità di accoglienza. Dal primo di aprile, infatti, con un bando comunale vinto dalla cooperativa sociale bolognese Dolce, la cascina ha cambiato destinazione d’uso: da comunità socio-sanitaria a comunità alloggio disabili. Struttura quindi incompatibile per ospiti con bisogni speciali. Degli otto ospiti di Cascina Gatti, due hanno superato i 65 anni e uno ha un forte deterioramento fisico e cognitivo, dunque loro saranno spostati in strutture più “adatte” in giro per la Lombardia, lontani da Sesto e dai loro affetti.
Non solo, ma si rileva anche “che i programmi di trasferimento sono improvvisati e non frutto di un minimo di concertazione con famiglie e associazioni”, scrive il Partito Democratico. E aggiunge: “Vogliamo denunciare con forza i disagi e i disservizi che l’incapacità di governare il territorio ha comportato, serve un diverso modo di procedere, una politica che non decida e imponga in modo autoreferenziale ma una capacità di curarsi del bene pubblico passando attraverso i necessari confronti con i soggetti intermedi e fare della sussidiarietà un metodo effettivo e non solo di campagna elettorale. Perché l’interesse per il bene pubblico passa anche per l’interesse di ogni singolo cittadino”.
La vicenda dello sfratto di queste persone disabili ha trovato spazio anche nelle pagine del Corriere che ha raccontato di questo appello disperato al Comune e di un disabile medio-grave, riuscito a fuggire al trasferimento, solo perché risultato positivo al Covid. Il piano comunale però prevede che, una volta guarito, salga su un’ambulanza direzione Pavia (a sua insaputa). Una situazione drammatica, denunciata dai familiari di queste persone, che merita più ascolto, considerazione e sensibilità.