ANPI celebra il 25 Aprile, la Giunta cambia strada
“Non eravamo tutti uguali” così, Michele Ainis, titola il suo editoriale su “La Repubblica” nel commentare i rivolti delle celebrazioni del 25 Aprile di quest’anno.
Non sappiamo se l’illustre costituzionalista messinese sia mai passato da Cinisello Balsamo. Di certo avrà sentito parlare delle lotte antifasciste, degli scioperi del ’44, delle vittime e degli sfregi alla democrazia e alla convivenza civile che la dittatura fascista ha provocato, prima e dopo il 1943. Crediamo si stupirebbe, proprio in base alla sua dottrina, nell’apprendere che nella nostra città dalla quale è venuto un notevole contributo di sangue e di sacrifici, la Giunta decida di celebrare “a parte” la ricorrenza senza collegarsi alla più alta associazione che rappresenta la Resistenza e la sua memoria. Infatti, come viene sottolineato dal nostro giornale, l’Anpi ha organizzato da sé (insieme ai partiti di sinistra e ad altre associazioni) una commemorazione all’aperto, peraltro assai partecipata.
L’atto della Giunta, viceversa, non stupisce noi. Conosciamo la sua composizione di destra e sappiamo quanto sia obtorto il loro collo quando devono misurarsi con quest’evento.
C’è una risibile volontà nel non dire, fino in fondo, da dove provengano le loro basi culturali e a chi debbano le libertà, con cui amano paludarsi, senza riconoscere che mai le avrebbero potute praticare se avessero vinto, settant’anni fa, quelli che la pensano come loro. L’ostracismo mostrato contro l’Anpi sta a testimoniare quanto sia meschino questo modo di rappresentare le Istituzioni. Abbiano il coraggio di manifestarsi per ciò che realmente sono. Poiché da quando si è insediata la Giunta altro non ha fatto che diluire, in un fiume di omissioni e di atti minimali, i rapporti con la storia della Resistenza e della città.
Ci siamo compiaciuti del dibattito avvenuto per discutere del libro “Angela” con l’importante presenza dell’autore, Ezio Meroni. Pensavamo fosse un buon viatico per stare accanto agli eredi dei partigiani che si sarebbero ritrovati, il giorno dopo, in Piazza Italia. Ci saremmo aspettati una presenza. E’ evidente: la scelta è “altra”, come quando si fa finta di non vedere e si cambia marciapiede per non salutare uno scomodo conoscente.
Riteniamo che non si tratti di un’occasione perduta (altrimenti recuperabile) ma di un deliberato atto di distacco verso tantissimi cinisellesi. D’accordo che la Pandemia pone ostacoli, ma non così insormontabili quando si tratta di celebrare i valori per i quali si è dolorosamente sofferto e ancora, nel mondo, si continua a patire. Quanto è successo a Cinisello Balsamo, è intollerabile.