22 Novembre 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Foibe: la Giunta dilapida la conoscenza storica

La Giunta di destra del Comune di Cinisello Balsamo ha stipulato un protocollo d’intesa con l’Associazione Unione degli Istriani “per stringere una stretta e sinergica collaborazione per la realizzazione di eventi e iniziative dedicate alla diffusione della conoscenza dei drammi delle Foibe dell’esodo giuliano- dalmata … allo scopo di promuovere la conoscenza del dramma storico delle Foibe e delle vicende del confine orientale, incoraggiando la memoria tra la cittadinanza e tra le nuove generazioni. Una pagina della nostra storia ancora poco conosciuta e di cui bisogna preservarne la memoria”.

In un altro articolo, il nostro giornale online mette in evidenza la denuncia dell’ANPI (che sottoscriviamo) alla luce della quale bisogna correggere il giudizio che esprimemmo al tempo in cui venne diffusa la notizia e affermare: è tutt’altro che una lodevole iniziativa, per ricordare quelle tragiche circostanze. E’ un malevolo tentativo di dilapidare la concreta e oggettiva conoscenza. Ci soffermammo sul tema specifico chiedendoci se questi novelli interpreti della storia si sentissero davvero nella condizione di dilatare la loro parzialità fino a portarla nelle scuole. Allora scrivemmo:

“Andrebbe rammentato, pensiamo quale fu la causa scatenante delle foibe. Non tanto per invocare l’imparzialità su un’incontrovertibile fatto storico ma per mettere coloro, ai quali si vorrebbe consegnare “la memoria”, nella condizione di assumere (per intero) l’ampiezza e la limpidezza degli eventi. Ciò non consente margini interpretativi o speculazioni ideologiche. Un quadro nel quale si stagliano le tragiche conseguenze (e non poteva essere altrimenti) di una guerra insulsa voluta dal fascismo. Un regime che oggi trova sponde nostalgiche anche nella nostra città. Sponde che non ripudiano la violenza, per ora solo verbale, in tutte le loro battaglie politiche e sociali. E’ chiarito che l’invasione della Jugoslavia e la sua occupazione, da parte del Regio Esercito, fosse dettata dall’espansionismo sfrenato di Mussolini pronto a cogliere l’occasione offertagli da Hitler. Per di più, benedetto dalla Chiesa e approvato dai Savoia. Tra l’altro, bizzarramente  motivata con la stortura storica di un compenso dovuto all’Italia e preteso dal fascismo squadrista della prima ora. E’agli atti che Benito, quando portava ancora le ghette e la redingote, vagheggiasse su una “Vittoria Mutilata” che escludeva l’Italia dal litorale adriatico dopo gli accordi di pace del 1918. La guerra d’aggressione nazi-fascista, contro altre libere nazioni, non si può perciò ritenere una semplice sfumatura dell’insieme in cui si collocano le specifiche responsabilità. Tutte. Da far conoscere ai posteri. Non certo per derubricare a “dettaglio” le atrocità delle Foibe ma per assumerne totalmente le premesse. Diversamente si scadrebbe nella più ludica propaganda che il benaltrismo ci vorrebbe suggerire (e “allora Stalin”; e “allora Tito”; e “allora Bibbiano” e alla via così…) nascondendo ciò che in Italia è stato e ciò che, usurpando il nome dell’Italia, è stato perpetrato dal fascismo in giro per l’Europa”.

Adesso sono evidenti le contraddizioni a cui Ghilardi e i suoi andrebbero incontro se non compissero lo sforzo per favorire una completa analisi critica. Non siamo certi che ne abbiano l’intenzione. Troppe sono le incongruenze del loro revisionismo da ringhiera teso ad affermare una mal posta spinta identitaria che mette ridicolmente in discussione perfino l’inno di Cinisello Balsamo. Lo diciamo registrando con quanto imbarazzo molti di loro si siano sottoposti alle celebrazione del XXV Aprile.

Viceversa, sarebbe auspicabile nel mentre ricordiamo e (senza remore) condanniamo le Foibe, non si perpetuasse il silenzio sull’inescusabile responsabilità degli Alti Comandi del Regio Esercito e delle camice nere. Questo in evidenza dei massacri compiuti durante la guerra nei Balcani, anch’essi “poco conosciuti” e schermati dall’autoreferenziale “italiani brava gente”. Ciò altrimenti porterebbe ad una “politica dei ricordi per asportazione”, dove le testimonianze non si sommano ma a cui vengono sottratte parti decisive.

Ivano Bison

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