G8 di Genova, vent’anni dopo. Anche Cinisello partecipò col suo comitato
Sono passati vent’anni dal raduno contro il G8 promosso dal movimento no-global nel luglio 2001 a Genova. Già a novembre del 1999 a Seattle migliaia di giovani e di lavoratori contestarono il vertice del WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Nel gennaio 2001, a Porto Alegre in Brasile, si realizzò il primo Forum Sociale Mondiale, un incontro dei movimenti da tutto il mondo, all’insegna dello slogan “un altro mondo è possibile”. L’idea era quella di presentare un’alternativa al modello di sviluppo dominante. A Genova i cortei contro il G8 erano solo una parte delle iniziative promosse a partire dal 16 luglio allo scopo di formulare proposte per un modello di vita e di convivenza diverso da quello liberista dominante. Sappiamo purtroppo cosa è rimasto nei ricordi della maggioranza delle persone: solo i tragici fatti accaduti in quei giorni, le violenze lungo le strade di Genova, nella Scuola Diaz e all’interno della caserma di Bolzaneto, e la morte di Carlo Giuliani.
Anche Cinisello Balsamo aveva visto una forte partecipazione alla manifestazione organizzata dal Comitato cittadino contro il G8, che aveva svolto prima di Genova diverse e partecipate iniziative per far conoscere le ragioni dell’adesione alla manifestazione. Dopo i fatti di Genova, il Comitato aveva elaborato un testo con il quale si riconosceva totalmente nel documento conclusivo dei movimenti sociali, elaborato nel primo Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, dichiarando altresì di respingere ogni forma di violenza, ma rivendicando il diritto di manifestare liberamente. Nacque così il Forum Sociale di Cinisello Balsamo che diede vita a numerose iniziative di riflessione sui fatti accaduti, promuovendo anche banchetti e volantinaggi. Fu realizzata un’importante e partecipata manifestazione lungo le strade cittadine contro la guerra e il terrorismo, dopo l’attentato alle Torri Gemelle e dopo che gli Stati Uniti avevano guidato una coalizione di Paesi NATO e non-NATO in un’operazione militare diretta contro “le nazioni, organizzazioni o persone” accusate di aver “pianificato, autorizzato, commesso o aiutato” gli attentati dell’11 settembre.
E oggi, a distanza di vent’anni, cosa ne pensa uno dei maggiori esponenti di quel movimento, il dottor Vittorio Agnoletto: “Rendersi conto che i temi messi sul tavolo dal movimento sono ancora estremamente attuali. Noi sappiamo che avevamo ragione, e non ci interessa che ci venga riconosciuto, lo sappiamo. Ma lanceremo un appello, e non solo a chi a Genova c’era, né solo ai giovani che allora per questioni anagrafiche non potevano esserci, ma anche ai tanti che a Genova scelsero di non venire o che ci guardavano con sospetto. Non chiedo l’autocritica, chiedo però di unire le forze per contrastare un modello di sviluppo che come vediamo sta mettendo a rischio l’umanità intera. Se allora dicevamo “un altro mondo è possibile”, oggi diciamo che un altro mondo è urgentemente necessario. Basti pensare che secondo le analisi di Credit Suisse, quindi né mie, né di qualcuno del movimento, poco più dell’8% della popolazione mondiale controlla oltre l’80% della ricchezza, e la cosa più tremenda, che lascia senza parole, è che circa il 79% della popolazione mondiale possiede poco più del 3% della ricchezza. Sono disuguaglianze inaccettabili e allora chiediamo ad associazioni, cittadini, movimenti, reti, di costruire ponti per lavorare insieme e cambiare le cose. Dopo vent’anni torniamo a Genova non per guardare indietro, ma per guardare avanti e cercare di ricostruire una grande coalizione nazionale, europea e internazionale. Rilanciamo, e lo slogan che abbiamo scelto per farlo è significativo: “Voi la malattia, noi la cura”.