“Ridiamo tutti insieme a Sesto il ruolo che merita”
Michele Foggetta, 37 anni, di Sinistra Italiana la scorsa domenica ha vinto le Primarie diventando così il candidato sindaco della coalizione progressista in vista delle amministrative del 12 giugno. Sarà lui, dunque, a scontrarsi con il sindaco in carica Roberto Di Stefano.
Cosa l’ha spinta a candidarsi?
“Come prima cosa mi ha spinto l’amore per la città, la voglia di riportarla nel suo ruolo centrale all’interno dell’area metropolitana. La candidatura effettiva c’è stata un anno fa quando un gruppo di cittadini hanno scritto una lettera aperta per avere la mia candidatura. Lì ho capito che ci fosse la necessità di scendere in campo e proporre una visione nuova. Sono nato a Sesto, ci vivo tuttora orgogliosamente. L’ho sempre amata”.
Cosa ha provato dopo aver vinto le Primarie? Se lo aspettava?
“Me lo aspettavo a fasi alterne. La competizione con gli altri due candidati, Mari Pagani e Alberto Bruno, è stata davvero appagante. L’ho trovata molto stimolante e quando ho vinto, ho provato un’emozione incredibile, la stessa di quando è arrivata quella lettera un anno fa”.
Quali sono i principali problemi riscontrati in questi cinque anni di amministrazione leghista?
“La mancanza di una visione. Non c’è stato un progetto, se non tante piccole accortezze di questo sindaco, spesso in negativo. Tra tutte la battaglia contro l’associazionismo e il tessuto sociale. Non si è studiata la città del futuro e questo rischia di trasformare Sesto in una città-dormitorio”.
Qual è la chiave, secondo lei, per ottenere l’aiuto di tutti, forze politiche e cittadini, dopo le Primarie?
“L’aiuto delle forze è già garantito. Abbiamo sempre collaborato con la coalizione a partire dai tavoli di lavoro del progetto Reiventiamo Sesto. L’unica forza a non aver partecipato alle Primarie è il M5S perché loro, da statuto, non riconoscono le Primarie, ma in seguito ad esse hanno appoggiato la coalizione progressista e la mia candidatura. Per quanto riguarda l’appoggio dei cittadini, l’unico modo per garantirselo è quello di tornare in strada. Tornare a capire quali sono le esigenze. Dobbiamo esserci, ricreare quella voglia di partecipazione andando a recuperare la percentuale di coloro che in questi anni si sono astenuti per ridare loro entusiasmo. Dobbiamo riconnettere l’amministrazione alla cittadinanza, ricreare il legame tra amministrazione e associazionismo, ciò che è mancato negli ultimi anni. Vogliamo tornare a dialogare con la città. Proponiamo, per esempio, la consulta di quartiere per dare voce a tutte le realtà cittadine”.
Che città ha in mente e cosa propone per vincere?
“Pensiamo che il nostro sia un progetto vincente perché ha come obiettivo una città nuova, più verde, a portata di tutti/e, che sia inclusiva e accogliente. Una città che va rivista nell’ottica di chi vuole guardare al 2030, ma anche una città che sappia ritrovare forza nelle sue radici e valori”.