Generazioni, successo di pubblico e di idee nella tre giorni Uniabita
“Generazioni” è una bellissima iconografia che illustra un titolo azzeccato. Sia nell’insieme che nel dettaglio. Proprio questo numero del nostro giornale apre con l’omaggio verso la celebrazione del decreto che, cinquant’anni orsono, sanciva che Cinisello Balsamo fosse chiamata: Una Città. L’innesto con “Generazioni” è divenuto naturale nel ricercare e di comprendere quanto dobbiamo aspettarci nei
prossimi decenni.
E chi poteva farlo (e bene) se non coloro che guardano al futuro? Chi se non l’insieme del movimento cooperativo presente nei nostri territori? UniAbita, è la cooperativa di abitanti più grande d’Italia. Così loro hanno pensato di sviluppare un insieme di contributi utili a proseguire, oltre che per la strada
mutualistica anche per l’insieme della società e delle collettività locali. Hanno composto un aggregato d’idee, in una tre giorni assai stimolante, ricca di saggezza nei ragionamenti non disgiunti da momenti di svago.
Testimoniando che l’approccio analitico e culturale possono ben coniugarsi, contrastando la diffusa idea che “ludico=semplice” e non va mischiato con la complessità a torto considerata “noiosa” e poco digeribile dai cittadini. Pertanto, le note rievocanti Lucio Battisti e l’energia delle cover degli Stones sono gioiosamente echeggiate nel parco di Villa Casati Stampa, ben inserite nell’intero svolgersi del
programma fitto di presenze e di dibattiti. I temi sono stati di varia natura (Le nuove frontiere della Cura; Buone pratiche per il Pianeta; Crisi climatica e Istruzioni per l’uso, tra gli altri) tuttavia su due punti vogliamo soffermarci.
Quando si è parlato della casa, ma soprattutto dell’abitare. Un argomento tra i maggiormente sensibili in
un momento di alta crisi come quello attuale. “Dove nella polarizzazione delle città si stanno consolidando le disuguaglianze il tema preponderante – ha sottolineato in apertura Pierpaolo Forello, presidente di UniAbita – per l’intera Area Metropolitana, diventa la politica per la casa” Nello stesso confronto, ricordando che l’ultimo progetto pubblico abitativo risale al “Case Fanfani” degli anni ’50, sono emersi elementi di riflessione, offerti dagli altri relatori, sull’attualità del movimento cooperativo specialmente per la parte Indivisa vera sponda per trovare soluzione d’alloggio per i cittadini. La casa, alla luce delle tendenze innescate durante la Pandemia, non va vista come stanza delle nuove opportunità lavorative.
Esse tendono alla parcellizzazione (si pensi allo smartwork) e non sarebbe utile considerarle una soluzione della tecnologia applicata alla società, per la quale necessiterebbero, viceversa, idee e linee precise che ancora non si vedono. Dimensionare le abitazioni aperte alla comunità potrebbe divenire la strada per
colmare le distanze tra le diversità (provenienze, religioni, culture ecc.) degli abitanti se solo i soggetti preposti alle scelte (la politica) s’impegneranno a spostare le risorse pubbliche su ambiti sociali. Basti pensare alle ingenti spese militari.
Oggetto della medesima riflessione è stato quando si è parlato del clima, dell’acqua e dell’energia. Una domanda campeggiava su tutte. Chi pagherà una oramai non più rinviabile transizione ecologica? La risposta è venuta con una semplice constatazione fornita da esperti abituati al pragmatismo e che mai
ragionano in chiave ideologica: l’intera ricchezza mondiale è appannaggio del circa 1% degli individui. Perciò è ai superricchi che spetterebbe l’oblazione maggiore.