Se vuoi la pace, prepara la pace. La testimonianza di padre Balducci in un incontro a Cinisello
SE VUOI LA PACE, PREPARA LA PACE. Il coraggio del dialogo e del disarmo. La testimonianza di padre Balducci, è questo il titolo dell’incontro che si terrà venerdì 11 novembre 2022, in villa Casati Stampa, organizzato dal Centro Culturale San Paolo e dall’ANPI Cinisello Balsamo, all’interno della rete Umanità Migrante. Interverranno: Ferruccio Capelli, direttore della Casa della Cultura di Milano e don Andrea Bigalli, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Balducci.
In una nota ANPI scrive: “Abbiamo deciso di anticipare questo incontro, che originariamente avrebbe dovuto essere il terzo del ciclo Il mondo in guerra, perché ci siamo resi conto che l’assuefazione alla guerra e alle sue tragiche conseguenze è ormai generalizzata: i morti quotidiani sono solo dei numeri, le distruzioni fanno parte del panorama giornaliero, il dolore di ogni singola persona produce poco più che una vaga pietà. Contemporaneamente si fa strada l’idea che l’uso delle armi nucleari non costituisca più un tabù e viene continuamente rilanciata quasi per determinare una graduale accettazione. Stiamo imboccando una strada pericolosa per tutta l’umanità: occorre fermarci e invertire la rotta, tornando a parlare di dialogo e di disarmo. Per questo abbiamo deciso di ricordare padre Balducci, nel centenario della nascita e nel trentennale della morte, per riproporre il tema della pace perché, dopo Hiroshima, come lui sosteneva, la guerra è uscita per sempre dalla sfera della razionalità”.
La Città aveva dedicato un’intera pagina, sul numero di marzo, alla figura e al pensiero di padre Ernesto Balducci. Ne riproponiamo uno stralcio.
Autore di saggi, era sempre presente in lui il sentimento cristiano che conciliava con un umanesimo di fondo. Il suo fu un lungo cammino nel campo dell’ecumenismo e del dialogo con i non credenti sul terreno del comune impegno per l’uomo e per la promozione dei valori di giustizia, libertà e solidarietà.
Il tema dell’obiezione di coscienza avvicina Balducci alla nostra città, in quanto difese le ragioni del primo obiettore di coscienza cattolico, Giuseppe Gozzini, che era di Cinisello (nel ‘62 si era rifiutato di prestare il servizio militare. Incarcerato, nel ’63 fu condannato a sei mesi senza la condizionale e in seguito amnistiato). Quella di Balducci fu una battaglia a favore dell’obiezione di coscienza di fronte all’obbligatorietà del servizio militare e un modo per evidenziare la mancanza del diritto di scelta fra opzioni diverse e contrastanti. Di Gozzini disse: “Come non avere un attimo di silenziosa ammirazione per chi rischia di persona contro la guerra?” Fu attaccato per avere incitato alla disobbedienza civile e alla diserzione militare, per aver offeso i più alti valori dell’etica militare cristiana e per aver oltraggiato i combattenti e i cappellani di tutte le guerre. Questo lo portò a essere accusato di apologia di reato e di istigazione a delinquere. Nel ‘65 si schierò con don Milani in occasione della sua Lettera ai giudici militari (dal titolo L’obbedienza non è più una virtù) scritta per difendersi dall’accusa di vilipendio in seguito all’articolo Risposta ai cappellani militari, apparso sulla rivista Rinascita.
Gli anni Ottanta si aprirono con una riflessione di Balducci sul futuro dell’umanità: “Dopo Hiroshima, il genere umano ha un destino unico di vita o di morte. L’imperativo morale della pace è arrivato a coincidere con l’istinto di conservazione”. I rischi che corre la specie: la catastrofe nucleare, l’accorciarsi del tempo della storia per l’esaurimento delle risorse energetiche, lo portarono a considerare la nonviolenza “l’unico principio di realismo politico”. La guerra, che è stata esercizio di aggressività dal neolitico a Hiroshima, ha abbandonato la razionalità dopo che l’umanità ha preso coscienza che può condurre all’annientamento. I sei convegni Se vuoi la pace prepara la pace e le Edizioni Cultura della Pace furono il frutto della mobilitazione civile che animò.
Balducci era impegnato nella promozione della cultura del dialogo fra le civiltà: “Mentre si è chiusa la dialettica della storia così come l’uomo occidentale l’ha narrata a se stesso, hanno fatto ingresso nel proscenio altri soggetti, relegati finora nei sottosuoli della civiltà come schiavi nelle galere”. Affermava che tutelare l’ambiente e la pace, o affrontare le questioni del rapporto fra sviluppo e migrazioni, implica la maturazione di una nuova visione in campo etico, religioso, culturale, politico e istituzionale. “Il mondo occidentale, che sino a oggi ha condotto il monologo della civiltà, partendo da sé per misurare il giusto e l’errore, sta scoprendo di avere i piedi d’argilla. Solo adesso si discute se avremo un suolo sufficiente da permettere a tutti di nutrirsi, solo adesso ci domandiamo se il nostro modello, portato avanti da un 20% della popolazione mondiale, è effettivamente esportabile in tutto il mondo. E solo adesso scopriamo che la risposta è no. L’uomo occidentale ha ragionato sul progresso, dando per scontato che le risorse fossero assicurate, senza pensare che chi queste risorse non le aveva mai utilizzate, un giorno avrebbe potuto pretenderle. Per questo il riconoscimento dell’altro è diventato una scelta necessaria. L’inquinamento, la fame, le guerre, sono il sintomo del fallimento del monologo occidentale. Attraverso il dialogo attento con altre culture, messe su un piede di parità, possiamo riscoprire gli archetipi comuni, ritrovare il limite del nostro modello che presumeva di esaurire tutte le possibili forme umane e invece non è che una forma dell’inesauribile ricchezza con cui l’umanità può creare il proprio futuro come ha costruito il proprio passato”.
Padre Ernesto Balducci è una delle figure più significative del dopoguerra. È così grande la portata del suo pensiero ed è quanto mai attuale riparlarne oggi. Se ne coglie la lungimiranza e la libertà dagli schemi. Un grande intellettuale e un grande predicatore che ha saputo abbattere molte frontiere culturali e religiose.