Unione degli Istriani, chi sono i nazionalisti che soffrono il 25 Aprile
Da ieri Cinisello Balsamo ha un nuovo monumento dedicato alle vittime delle Foibe. L’opera è stata commissionata dall’Unione degli Istriani per rinsaldare quell’accordo tra l’associazione e il comune, sottoscritto l’8 aprile 2021 e fortemente contestato dal Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza Antifascista, tra cui anche l’Anpi locale.
Al centro delle polemiche è proprio l’Unione degli Istriani. Si tratta di un’associazione con sede a Trieste che non fa parte della Federazione delle Associazioni degli Esuli. E’ ormai nota in tutta Italia, dove ha stretto accordi di collaborazione con molti comuni “al fine di realizzare eventi dedicati alla diffusione e all’approfondimento storico delle vicende del Confine orientale, delle Foibe e dell’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia”. Proprio come fatto con la giunta di centrodestra a Cinisello Balsamo con l’obiettivo di portare le sue interpretazioni anche nelle scuole.
Tuttavia è il tipo di “approfondimento” ad essere contestato dagli antifascisti. L’Unione Istriani ha dimostrato in più occasioni di avere chiare simpatie nazionaliste e neoirredentiste e, quando si tratta di approfondire i complessi avvenimenti storici di Istria e Dalmazia, riesuma mai dimenticati intellettuali fascisti. Tra i numerosi consigli di lettura offerti, per fare qualche esempio, la ristampa di un libro di Virginio Gayda del 1933, dal titolo: “La Jugoslavia contro l’Italia”, che viene descritto come “un’opera unica, di grande valore storiografico nella quale viene denunciata, attraverso circostanziate cronache e riporti di testimonianze, l’intensa ed organizzata azione jugoslava contro l’Italia a partire dai primi mesi del 1920”.
Gayda viene definito “l’insigne direttore de Il Giornale d’Italia”, che appunto diresse ai tempi del ventennio fascista. Per la cronaca, l’”insigne” Virginio Gayda fu sostenitore e amico personale di Mussolini, nonché tra i firmatari del Manifesto della razza, e appoggiò le leggi razziali del 1938, cui il giornale da lui diretto, conosciuto come l’organo ufficioso del regime, diede ampio risalto. Il titolo del libro e i suoi contenuti annunciati in copertina sembrano premonitori e giustificatori del successivo intervento militare italiano in Jugoslavia, in coerenza con la consueta strategia dei guerrafondai: trovare un pretesto per giustificare l’invasione. Ma questo è solo uno dei capitoli del corposo e controverso lavoro di interpretazione della storia che l’associazione offre ai comuni associati.
Ma c’è di più. In diverse occasioni l’Unione degli Istriani ha dato segnali di insofferenza verso le celebrazioni del 25 Aprile. “La data è contrassegnata ogni anno da insanabili polemiche a livello nazionale e regionale, dalle parti del confine orientale d’Italia rappresenta il preludio dei lutti e delle violenze che si abbatterono dal 1° maggio 1945 su Trieste, Monfalcone e Gorizia, e su tutta l’area “liberata. Con l’unico scopo di essere occupata ed annessa alla Jugoslavia, come l’Istria, Fiume e Zara dai partigiani slavo-comunisti di Tito”, scriveva l’associazione.
Una robusta documentazione in merito è stata raccolta dal Forum delle Associazioni Antifasciste e della Resistenza Antifascista e da Anpi, che continuano a contestare gli accordi sottoscritti coi comuni italiani.