22 Novembre 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Una politica “povera” e senza visione. Le ragioni dell’astensione

Questo pezzo non si leggerà in fretta. Lo so. È lungo e non in misura social ma lo scrivo lo stesso. Il nostro giornale è sulla piazza di Cinisello Balsamo, interrottamente, da oltre 40 anni. L’età non fa grado, cionondimeno un qualche titolo di merito ritengo che “la Città” lo abbia acquisito.

Personalmente, il lavoro che onestamente cerco di svolgere è teso ad informare, non sottraendomi all’onere di esporre valutazioni e commenti. A seguito dei quali sono pronto a sottopormi alle critiche che nel nostro mestiere sono sempre da tenere in debito conto. Insomma, lasciatemelo dire, un lavoro da giornalista e non da passacarte o duplicatore delle veline provenienti dalle stanze del potere.

A certuni non sarà piaciuto come il nostro giornale ha commentato i risultati del voto regionale. Sono incline a considerare che dipenda dal versante e dalla sensibilità politica su cui è, notoriamente, collocata la nostra testata. Cosa di cui non ha mai fatto mistero. Perciò “da quale pulpito” diviene l’esclamazione più spontanea.

La premessa porta a valutazioni che si attestavano su punti precisi. Cioè, l’inequivocabile successo della destra e di FdI e lo scarto notevole tra il trionfo dell’insieme e gli insuccessi nel dettaglio. Per meglio dire: bene per la Meloni e di riflesso per Fontana, male per Berlino e Colla.

Molto male anche per la sinistra, con i circa tremila suoi elettori cinisellesi che non si sono recati alle urne. Infatti quei voti non sono andati ad altri. Quei cittadini hanno deciso di astenersi. Il punto su cui “la Città” si è subito soffermata. Cercando di evidenziarne la portata, in attesa che qualcuno ne spieghi le cause e ricerchi i rimedi.

Poi, affermare che Majorino ha ottenuto, in certe aree della Lombardia, più voti di Fontana è certificato dai dati. Auspicare che possa avviare dinamiche di cambiamento è un sentimento da corroborare con proposte e impegno costante. Sostenere che ciò sia un successo sarebbe assai autoconsolatorio e niente affatto analitico.

Non si poteva tacere il fatto che in Lombardia abbiano votato solo 2 elettori su 5. Interessa tutti, crediamo. La crisi di rappresentanza e di rappresentatività non si può ridurre con la panacea “intanto ho vinto e comando io”. Un motto che sembra trasparire dalle dichiarazioni dei vincitori e dai pensieri espressi, via social, da quelle tante povere anime che trasbordando l’agone politico nella curva di uno stadio trascurano ogni altra futura implicazione.

Non penso che le cause dell’impoverimento della politica dipendano da “chi non vota come voto io”. Non sono gli elettori i responsabili. Va chiarito che il grigiore è indotto dal disinteresse verso ciò che succede negli ambiti di decisone democratica e (assai probabilmente) anche verso chi ne dà conto, proprio come toccherà in sorte a questo articolo.

Dal Parlamento all’ultimo dei Consigli Comunali, sono pulpiti dai quali non giungono visioni e coinvolgimenti. Se osserviamo solo la cronaca quotidiana, vediamo: il Ministero del Lavoro quotidianamente assediato da persone in via di licenziamento; gli assessori e i consiglieri dei comuni costretti a dare spiegazioni postume su accadimenti locali. Tutto fa pensare che non si sia agito prima. Con fasi d’ascolto adeguate e con scelte politiche coinvolgenti. Si è deciso unicamente in base ai convincimenti dei pochi. Gli stessi che oggi inneggiano alla vittoria, gli stessi che si leccano le ferite per la sconfitta. Probabilmente non avendo chiaro che (con il 60 per cento di astenuti) non stanno guidando la gente. Non sono alla testa del corteo. Se ne contendono solamente la coda.  

Ivano Bison

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