Sostanze nocive nei trattamenti antizanzare. Le richieste di stop ai sindaci
Di Ottavio D’Alessio Grassi
Il 4 agosto del 2022 è apparso su un giornale vicentino la notizia di un esposto alla Procura di Vicenza nei confronti di quel Comune da parte del Dr. Vincenzo Cordiano, ematologo, internista, presidente della sezione ISDE (Ass. Medici per l’Ambiente). Il Dr. Cordiano è noto al pubblico veneto, ma anche altrove, per essere stato tra i leader in Italia nella lotta contro la contaminazione delle acque del territorio vicentino dovuta alle PFAS (sostanze per-polifluoroacriliche) immesse nell’ambiente dalla ditta MITENI di Trissino, oggi a processo.
Che cos’ha a che vedere con noi questa vicenda?
Quell’esposto in realtà non riguarda le PFAS, bensì l’uso scriteriato in quel Comune, come del resto nella maggior parte dei comuni italiani, dei piretroidi, cioè quelle sostanze utilizzate nei trattamenti adulticidi delle zanzare. Il Dr. Cordiano afferma: “I piretroidi sono interferenti endocrini e per almeno uno di questi composti, vi è il fondato sospetto di cancerogenicità per l’uomo e gli animali domestici. I piretroidi hanno cioè molte caratteristiche delle PFAS e non credo ci sia bisogno di ricordare il disastro causato da tali molecole nel vicentino”.
I piretroidi, sostiene sempre il Dr. Cordiano, sono inoltre neurotossici per il cervello in via di sviluppo dei bambini. Si noti che l’agenzia per la protezione dell’ambiente degli USA (EPA) ha classificato alcune di queste molecole come potenzialmente o probabili o possibili cancerogene per l’uomo. La stessa IARC (International Agency for Research on Cancer) di Lione, ha avviato una procedura per il riesame del giudizio della cancerogenicità della deltametrina, che è una tra le molecole più utilizzate. L’impatto sanitario e ambientale di queste sostanze è stato oggetto di un approfondito studio dell’ISPRA del 2015, dal titolo: “Impatto sugli ecosistemi e sugli esseri viventi delle sostanze sintetiche utilizzate nella profilassi anti- zanzara”.
Il 22 aprile 2022 ISDE e Legambiente Lombardia hanno scritto una lunga lettera ai sindaci dei Comuni della Città Metropolitana di Milano, all’ATS e agli assessori regionali al Welfare e all’Ambiente, Letizia Moratti e Raffaele Cattaneo, denunciando l’impiego massiccio, da parte sia delle autorità pubbliche che soprattutto dei privati, di questi insetticidi nelle aree urbane, dove la presenza di altri inquinanti produce un effetto moltiplicatore a danno della salute. Nella lettera vengono evidenziati l’impatto sanitario e quello ambientale. Oltre alla loro azione endocrina, si legge, i piretroidi potrebbero avere effetti sullo sviluppo di neonati e bambini, con rischi maggiori in caso di esposizione durante la gravidanza.
Per quanto riguarda l’impatto ambientale, i piretroidi non sono selettivi e colpiscono indiscriminatamente il sistema nervoso degli insetti impollinatori, come le api. Anche in ragione della loro persistenza nell’ambiente, sono causa di perdita di biodiversità. Inoltre, accumulandosi nei tessuti dei predatori naturali di zanzare, ne provocano la progressiva riduzione.
La beffa, poi, è che le zanzare resistono. È cioè ormai dimostrato da numerose ricerche scientifiche che le zanzare immancabilmente e rapidamente diventano resistenti alle sostanze chimiche con cui le si vorrebbe combattere. La resistenza si forma in modo ancor più rapido in quelle specie di zanzare dall’areale ridotto, come l’Aedes albopictus (zanzara tigre), la più fastidiosa. Ne consegue che condurre una lotta chimica alle zanzare in assenza di malattie da loro trasmesse e soprattutto con l’abituale insensata frequenza programmata “a calendario”, significa addestrarle e renderle immuni alle nostre armi. Ed è quindi controproducente e pericolosa. Non solo, le disinfestazioni adulticide sono largamente inefficaci, perché possono eliminare, oltre agli insetti impollinatori, soltanto una parte delle zanzare presenti al momento del trattamento, la cui presenza, in assenza di interventi di prevenzione, si ripristina in brevissimo tempo.
Insomma, si illude la gente che si sta facendo qualcosa, ma in realtà si fanno danni. Ciò che in questa lettera viene altresì evidenziato è che le Linee Guida delle autorità sanitarie, in conformità col Piano Nazionale per la Prevenzione delle Arbovirosi (PNA), privilegiano la lotta alle zanzare con prodotti larvicidi, innocui e scarsamente impattanti per l’ambiente. Anche tutte le circolari del Ministero della Salute raccomandano il ricorso alla lotta adulticida “esclusivamente nelle situazioni in cui è in corso un’epidemia di cui le zanzare sono vettori o quando vi è un rischio di sua insorgenza accertata dall’Autorità sanitaria” o soltanto in caso di “gravi e comprovati livelli di infestazione con associati rischi sanitari”.
Ciò nonostante, si legge, continua di fatto a prevalere la consuetudine, soprattutto da parte dei privati ma anche delle amministrazioni pubbliche, di effettuare la lotta adulticida in modalità ciclica, spesso a partire dai mesi primaverili, in pressoché totale assenza di zanzare. Il ricorso ai trattamenti adulticidi da parte dei privati è infatti molto impattante, perché fuoriesce dal controllo delle autorità. Ordinanze troppo generiche in tal senso, danno di fatto il via al consueto laissez-faire diffuso, che si traduce in interventi ex ante “a calendario” e, considerato che le aree verdi private sono in genere più vaste in ambito urbano di quelle pubbliche, i trattamenti adulticidi effettuati dai privati rappresentano un problema serio.
Mentre in alcune Regioni le Linee Guida sono uniformi e i sindaci vi si adeguano nelle loro ordinanze producendo comportamenti omogenei, in Lombardia siamo al fai da te. Ogni ATS emette le proprie. Ne consegue che si va a macchia di leopardo e troviamo ordinanze più o meno restrittive in territori persino attigui. Per esempio, nelle sue Linee Guida ai sindaci, ATS BRIANZA proibisce i trattamenti adulticidi nei periodi primaverili e li consente, in caso di grave infestazione, soltanto a partire dal 15 luglio al 15 settembre e vincola i privati a una comunicazione preventiva di 7 giorni ad ATS e Comune.
La comunicazione preventiva è disincentivante e la definizione dell’arco temporale evita il ricorso alle irrorazioni nei mesi primaverili, che non hanno alcun senso. Tale restrizione non è però presente nelle Linee Guida di ATS Milano Città Metropolitana, che peraltro raccomanda l’uso di piretrine naturali, che sono molecole prodotte da fiori e piante. Le piretrine naturali, al contrario dei piretroidi, hanno una persistenza breve nell’ambiente e, degradandosi rapidamente, la loro tossicità è ridotta.
Insomma, siamo di fronte al paradosso per cui le autorità sanitarie sono perfettamente consapevoli dei rischi per la salute umana e dell’impatto ambientale, ma le Pubbliche Amministrazioni non ne traggono le conseguenze. E così, purtroppo, finché le ordinanze dei sindaci non prevederanno più rigorose disposizioni in materia, continuerà il ricorso allegro alla routine, affidata a imprese private, la cui convenienza è che nulla cambi.