22 Novembre 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

“Caccia selvaggia”. Quel regalino del governo alla lobby venatoria

di Ottavio D’Alessio Grassi – LAV Monza e Brianza

“Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per la tutela della biodiversità (…) provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”. Questo è uno stralcio dell’emendamento 78.015 inserito nella Legge di Bilancio 2023 che modifica l’articolo 19 della Legge 157/92 (Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio).

L’articolo, nonostante le parziali smentite, parla chiaro: si potrà cacciare ovunque, anche nelle aree protette, persino in quelle urbane. E per tutto l’anno, e senza distinzione di specie. Col pretesto dei cinghiali nelle periferie romane e di qualche altra città, la maggioranza di governo ne ha approfittato per fare un regalino alla lobby dei cacciatori.

Sono decenni che si cerca di ridurre la popolazione dei cinghiali a fucilate, senza alcun risultato, anzi ottenendo l’effetto esattamente opposto. L’uccisione delle femmine capobranco provoca lo sbrancamento del gruppo e i cinghiali più giovani, in preda al panico, si disperdono e vanno a colonizzare altri territori, formando nuovi piccoli sottobranchi. Altre femmine andranno perciò in calore e si riprodurranno.

Nell’arco di poco tempo gli esemplari aumenteranno, proprio come sono aumentati in decenni di caccia. A parte gli aspetti etici, siamo in presenza di un evidente errore tecnico. Da alcuni anni è stato messo a punto dall’istituto americano National Wildlife Research Center il farmaco contraccettivo GonaCon, concepito da un gruppo di ricercatori, tra cui la scienziata italiana Giovanna Massei, che assicura l’infertilità per un periodo dai 5 ai 6 anni.

E non è nemmeno necessaria la cattura, in quanto può essere distribuito col cibo in appositi contenitori, chiamati BOS (Boars Operated System) accessibili unicamente ai cinghiali. Nell’abstract del 2012 si legge: “GonaCon è in grado di sopprimere la riproduzione nei cinghiali senza effetti a lungo termine sul comportamento e sulla fisiologia. Pertanto, GonaCon può essere considerato un contraccettivo efficace e sicuro per questa specie”. E in una intervista, la stessa dottoressa Massei spiega che la ragione per la quale invita le pubbliche autorità a ricorrere alla sterilizzazione farmacologica consta nel fatto che non esistono alternative. Il metodo tradizionale dell’uccisione dei cinghiali – afferma – conduce in breve alla medesima situazione.

Dunque, le soluzioni incruente e più efficaci ci sono, ma manca la volontà politica di metterle in atto e di riparare ai danni provocati dai cacciatori stessi, che hanno introdotto nel corso degli anni altre specie di cinghiali importandole dai Paesi dell’est per scopi venatori. Specie molto più prolifiche del nostro cinghiale autoctono, i cui esemplari sono ormai presenti soltanto in Sardegna.

Questo emendamento alla legge 157/92 è un vero obbrobrio e consentirà alle Regioni di autorizzare la caccia in parchi, aree protette e riserve naturali, con grave pericolo per l’incolumità di escursionisti o giovani impegnati in attività di educazione ambientale. Mentre in questi giorni i media sono concentrati sul caso dell’orsa JJ4 che purtroppo ha ucciso il giovane runner trentino Andrea Papi (l’unico caso italiano di incidente mortale dovuto all’incontro con un orso), ogni anno muoiono o vengono feriti per incidenti di caccia decine di persone. Soltanto negli ultimi quattro anni, secondo quanto pubblicato dall’Associazione Vittime della Caccia, vi sono state 325 vittime, tra cui 84 morti (fonte: “www.vittimedellacaccia.org” – Copyright©2007-2022 Associazione Vittime della caccia).

Le vittime non erano nemmeno tutti cacciatori: ben 29 morti e 60 feriti tra semplici escursionisti, cercatori di funghi, ciclisti, gente a passeggio col proprio cane. Ma non fanno notizia nei TG e tantomeno questi casi sono stati oggetto di dibattito televisivo. Queste vittime non trovano eco nei mezzi di comunicazione, non suscitano scalpore e tantomeno scandalo, nessuno va a intervistare i parenti di queste vittime, il loro dolore non merita l’attenzione delle telecamere e quindi, non essendo mostrato, è rimosso.

Si tratta evidentemente di morti di serie B. Gli incidenti dovuti all’attività venatoria vengono curiosamente considerati alla stregua di eventi “normali”, a cui ci si fa l’abitudine, come ci si abitua al consueto bollettino delle vittime da incidenti stradali o a quello dei botti di Capodanno. Tolleranza, dunque, per le numerose vittime della caccia, e tolleranza zero invece per JJ4, un’orsa già di per sé svalorizzata dall’attribuzione di una sigla, che ha osato violare, suo malgrado, un tabù vecchio quanto il mondo conosciuto, quello cioè della supremazia assoluta della nostra specie sulle altre specie animali. Un atto visto come una rottura dell’ordine delle cose, da noi stabilito, che necessita una immediata riparazione, cosicché si possa riaffermare la nostra superiorità sulla natura, di cui siamo parte, ma da cui in realtà facciamo di tutto e di più per allontanarci.

L’emendamento “caccia selvaggia” rientra in questa logica e conferma questa attitudine a considerare le altre specie non come un bene da custodire, proteggendone l’habitat, ma un ingombrante fardello. Mano ancor più libera ai cacciatori, dunque, con aumentati rischi per la pubblica incolumità. Mentre il ruolo delle autorità scientifiche competenti, come l’ISPRA, viene ridotto a mera consulenza. La fauna selvatica è un bene prezioso, per la biodiversità, per l’ambiente, per tutti noi e questa modifica legislativa rappresenta un passo indietro rispetto alla recente modifica dell’articolo 9 della nostra Costituzione, in cui è stata introdotta la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, “anche nell’interesse delle future generazioni”.

Redazione "La Città"

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