Parco Nord, storia di una sfida vinta
La lunga e complessa storia del recupero di aree industriali abbandonate per decenni che ha dato vita alla realizzazione del Parco Nord è stata raccontata in un libro intitolato Parco Nord Milano, l’anima verde della metropoli. Storia di una sfida vinta, pubblicato nel 2020 da Biblion Edizioni e scritto dalle giornaliste Antonella Andretta e Nicoletta Toffano. Per anni hanno svolto ricerche e raccolto testimonianze per ricostruire nel dettaglio ciò che ha portato ai nostri giorni ad avere questa magnifica oasi verde collocata proprio nel cuore della zona più altamente popolata e industrializzata d’Italia. Il libro, una corposa ricerca molto interessante e ben scritta, oltre a essere uno strumento per studiosi e tecnici che operano nel comparto, è anche per i cittadini una guida di lettura alla conoscenza del patrimonio paesaggistico. Molti di noi, infatti, fruiscono del parco senza conoscerne genesi e storia.
Quanto impegno e quanta determinazione c’è stata per anni per arrivare a questo polmone verde del quale oggi tutti godiamo con gioia. Questa ricerca, ancor più perché è uscita nel 2020, in piena pandemia, in un periodo in cui non era possibile frequentare neppure i parchi, ci fa comprendere quale fortuna sia avere intorno a noi una magnifica area verde di settecentonovanta ettari.
Sarà possibile incontrare le autrici sabato 27 maggio alle ore 16.30, a Cormano presso la Biblioteca Civica Paolo Volonté, in occasione della presentazione del libro.
Ringraziamo Antonella Andretta per aver concesso la pubblicazione di questo articolo.
I PRIMI ALBERI DEL PARCO NORD MILANO COMPIONO 40 ANNI
di Antonella Andretta
In questi giorni il Parco Nord Milano festeggia un anniversario importante: il quarantennale del primo lotto di rimboschimento, i primi veri alberi del parco, piantati in un lotto di 10 ettari in una zona non lontano dall’ospedale Bassini. Questa importante ricorrenza è stata ricordata domenica 16 aprile durante un incontro svoltosi all’interno della Cascina Centro Parco al quale hanno partecipato molti dei protagonisti di allora, da Francesco Borella, progettista e primo direttore, a Paolo Lassini, all’epoca dirigente dell’Agenzia Regionale delle Foreste e responsabile di quella messa a dimora di piante, la prima di una lunga serie che, lotto per lotto, anno per anno, ha portato in questi quattro decenni alla realizzazione di 800 ettari di verde pubblico. È stato l’attuale direttore, Riccardo Gini, a moderare il dibattito e a invitare al microfono altri testimoni dell’epoca che hanno rievocato, attraverso ricordi e aneddoti, le prime travagliate fasi di vita di questo spazio verde quando al posto di prati e viali ombrosi non c’era altro che il degrado e la desolazione di ex aree industriali abbandonate per decenni.
Un parco da vivere
Chi non ha memoria storica di quella zona del nord Milano, compresa tra Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Bresso, Cormano, Cusano Milanino (cui si è aggiunta nel 2015 Novate con il Parco della Balossa), stenta infatti a credere che il Parco Nord Milano non sia un angolo di natura scampato all’urbanizzazione ma che si tratti in realtà di uno spazio verde creato ex novo albero per albero e cespuglio per cespuglio. Al suo interno si alternano ora boschi, colline, laghi e radure, 40 km di viali pedonali, 35 km di piste ciclabili, campi da bocce, giochi per bambini, orti sociali e molto altro ancora. Oltre a essere un polmone verde fondamentale e un elemento di ricucitura urbana (le città su cui il parco si affaccia vengono unite tra di loro dal parco stesso), il Parco Nord Milano, frequentato ogni anno da quattro milioni di persone (secondo gli ultimi dati), è anche uno straordinario laboratorio collettivo dove oltre al contatto con la natura si sperimenta e si vive una socialità multiforme e composita. Ma nulla è casuale: al Parco Nord Milano tutto è voluto e orchestrato da un’amministrazione partecipe e da un numero elevato di volontari, anima e forza del parco.
Progetto sociale oltre che progetto verde
Uno degli obiettivi primari che la dirigenza del parco si è posta, sin dalla fine degli anni Ottanta, è stato quello di realizzare una forma di relazione col pubblico e con la società che fosse coerente con la metodologia del work in progress, ossia con il processo di trasformazione graduale di quell’area malamente utilizzata in pregiato spazio verde. In quest’ottica sono state coinvolti sin da allora gli istituti scolastici dei comuni limitrofi attivando un servizio strutturato di educazione ambientale, che per varietà e profondità di temi trattati ha pochi eguali in Italia. La cittadinanza adulta è stata invece coinvolta e resa attiva in vari modi, innanzi tutto attraverso il dialogo con le associazioni del territorio e poi con l’organizzazione di feste ed eventi, primo fra tanti il Festival della Biodiversità che si tiene ogni anno a settembre: momenti non solo ludici, ma anche occasioni di confronto e di divulgazione scientifica di alto livello. Si dice che al parco “ogni giorno succeda qualcosa” ed è proprio la proposta di tante attività partecipate ad avere negli anni allargato il consenso nei confronti di un’area verde che le persone sentono sempre più come propria.
GEV e associazionismo
È l’affetto che si è creato negli anni intorno al Parco Nord ad avere dato luogo a tante attività di volontariato con funzioni fondamentali per la vita del parco stesso. Come nel caso delle GEV, cioè le Guardie Ecologiche Volontarie, un gruppo composto da circa 130 persone. Il corpo nasce nel 1986, grazie a una delibera che istituiva e disciplinava il servizio volontario di vigilanza ecologica per la Regione Lombardia ed è proprio il Parco Nord Milano il primo a introdurre questo servizio nel 1990 quando inizia l’attività delle prime 12 guardie. Il progetto GEV si è via via rafforzato anno dopo anno: le guardie oltre a far rispettare il regolamento, tutelano la flora e la fauna, forniscono ausilio durante le manifestazioni, accompagnano gruppi, sono di supporto in caso di calamità e molto altro ancora. La presenza delle GEV è un elemento tutt’altro che secondario anche per il mantenimento della tipologia di parco naturale: se il Parco Nord può permettersi di non recintare i propri confini, di non essere illuminato di notte e di conseguenza mantenere la principale caratteristica di attivatore di biodiversità, è proprio perché il servizio vigilanza nel suo complesso riesce a mantenere un efficace controllo su tutte le aree.
Intorno e dentro al parco operano inoltre molti volontari e un folto numero di associazioni, altro pilastro della vita del parco, che ogni giorno è luogo d’incontro e confronto di persone con passioni diverse: da quelle culturali, educative e di promozione sociale a quelle ambientaliste, da quelle sportive a quelle produttive. Sono circa una trentina, riunite dal 2016 nella Consulta delle Associazioni, che partecipa alle Assemblee della Comunità del Parco
Gli orti sociali, l’orto comune, i progetti per il futuro
Fiore all’occhiello della socialità, trasversale anche dal punto di vista anagrafico, è sicuramente l’orticultura sociale che costituisce un vero e proprio movimento iniziato nel 1989 e che oggi conta 13 lotti e oltre 600 conduttori. Qualche anno fa a questa esperienza se ne è aggiunta un’altra, altrettanto innovativa e interessante, l’Orto Comune di Niguarda che, nato nel 2015, occupa un’area di 4.800 mq: qui non è prevista l’assegnazione di spazi a singoli orticoltori, ma la progettazione, la gestione, il lavoro fisico, la raccolta e la distribuzione dei prodotti sono frutto di un processo di partecipazione che coinvolge tutti i soci a cui è affidato l’orto.
Molte sono ancora le idee e le sfide che il Parco Nord Milano ha in progetto di compiere per il prossimo futuro, in un continuo evolversi e divenire diventato ormai emblematico nel suo estendersi “oltre” il perimetro del parco stesso: agronomi e progettisti dell’ente sono infatti attivi su molti fronti, oltre a quelli interni, e vengono chiamati a progettare interventi in varie zone della Città metropolitana. All’orizzonte, infine, il progetto del Parco Metropolitano, un grande parco che riunisca l’intero complesso delle aree protette già esistenti (Parco Agricolo Sud, Parco Nord Milano e i numerosi PLIS -Parchi Locali di Interesse Sovracomunale-, tra cui Media Valle del Lambro, Est Cave, Basso Olona e Rhodense, ecc.) e parchi urbani a vocazione metropolitana (in primo luogo Parco Forlanini e Idroscalo) i quali dovranno essere i perni attorno a cui costruirlo, mettendo a disposizione vocazioni, competenze ed esperienza maturate in anni di lavoro.