La visita e le foto con gli alunni. Ma era proprio necessario?
Mi hanno colpito le fotografie postate sui social dal sindaco di Cinisello Balsamo che raccontano la sua visita alla scuola primaria Costa. Scatti in compagnia degli alunni, i cui volti sono stati debitamente oscurati. Giacomo Ghilardi pranza con gli alunni, poi parla con alcuni di loro, ride, scherza, gioca, come fosse un insegnante o un educatore. E invece è un uomo politico, impegnato in una campagna elettorale per farsi rieleggere sindaco della città.
Ed è proprio questo il punto. Quando si è un sindaco e si affronta la campagna elettorale si è comunque in vantaggio rispetto agli avversari. Perché si può, come in questo caso, entrare in una scuola e dimostrare di essere di casa, di essere amico dei ragazzi. E quindi incassare un credito importante, determinante nei confronti della pubblica opinione, soprattutto la più ingenua. Ma era proprio necessario farlo?
Era proprio necessario includere i bambini di una scuola nel circuito mediatico di una campagna elettorale? Lo scrivo perché penso che non solo non sia necessario ma che sia proprio sbagliato. Il giusto equilibrio istituzionale di un sindaco o di qualsiasi altra carica monocratica sta nel tenersi alla larga da luoghi sensibili, per lo meno nei giorni che precedono il voto.
Sono anche consapevole che per Ghilardi, che non ha violato alcuna regola scritta, non sia facile farlo. Anche perché, e su questo ci sono pochi dubbi, è stato un sindaco che ha incontrato ogni realtà cittadina. E quindi gli credo quando afferma: “In questi cinque anni abbiamo creato un rapporto unico con tutti i ragazzi della scuola e siamo diventati amici grazie al continuo scambio di visite”. Bisognerebbe però chiedere agli adulti, al corpo docente, ai genitori e a chi lavora nella scuola se quelle visite così attente ed amichevoli abbiamo apportato benefici reali al mondo scolastico di Cinisello. Se al tempo trascorso a scuola abbia corrisposto altrettanto trascorso in ufficio a lavorare a qualche reale miglioria. Ma questo è un altro discorso.
Ciò che resta agli atti è l’ennesima occasione persa. Stare alla larga da ciò che di può sensibile esista in una comunità – l’infanzia – al momento del confronto elettorale. Perché anche se si agisce in buona fede, come credo faccia Ghilardi, resta sempre un po’ di amaro in bocca nel vedere la politica arredare una scuola. Perché ieri, quando è accaduto tutto questo, il sindaco era prima di tutto un candidato. Come gli altri.