Toni concilianti ma no al contradditorio. Il Consiglio non parte affatto bene
Lungo consiglio comunale quello di ieri che si è sviluppato su altrettanti discorsi prolissi da parte del Sindaco Giacomo Ghilardi e del Presidente del Consiglio Comunale Angelo Antonio DI Lauro. Nelle parole di entrambi una mano tesa verso l’opposizione e i suoi rappresentanti sulla scia di parole come collaborazione e obiettivo comune per un cambiamento di modalità che possano coinvolgere sempre più i cittadini a partecipare alla vita politica della città.
Tra le prime frasi del Sindaco si evince subito una fiera rivendicazione di un’attitudine scevra da schemi politici e protesa verso una collaborazione anche verso la parte politicamente a lui opposta.
«Dalle radici cristiane a cui sono stato educato ho attinto i valori che mi hanno accompagnato in questi anni e che si sono tradotti in servizio per l’unità, ovvero la volontà di trovare un punto di incontro pur nel riconoscimento delle differenze, in servizio per la libertà, quindi nella capacità di guardare la realtà senza partire da uno schema prefissato, e in servizio per la verità, quindi nell’agire con trasparenza, senza doppiezza.»
Gli fa eco anche il neoeletto Presidente del Consiglio Comunale Angelo Antonio Di Lauro che ringrazia tutti e promette che rappresenterà anche l’opposizione e il suo candidato sindaco Luca Ghezzi.
Queste parole però si svuotano subito dopo con l’inizio dei lavori del Consiglio Comunale quando lo stesso annuncia che a intervenire saranno solo i capigruppo togliendo, di fatto, la possibilità ai consiglieri dell’opposizione di fare i loro interventi.
Subito il capogruppo del PD Marco Tarantola che incalza la maggioranza: “Avevo pensato di dire alcune cose ma spesso i discorsi aulici rimangono li e qui c’è la dimostrazione. Tutta questa disponibilià, le porte aperte, il dialogo alla fine non diventano atti concreti.”
D’altronde alcuni indizi di questa attitudine si potevano già individuare nel fatto che il discorso di Di Lauro fosse interamente letto e non interpretato sul momento. Tutto preparato, tutto già scritto. La stessa attitudine di chi sta dicendo qualcosa di già preparato con parole pensate prima sull’onda dell’immaginazione, sulla volontà di colpire una platea immaginaria ma non ancorata alla concreta realtà della politica del Consiglio Comunale. Tutto letto e pensato prima ma poi, al momento di decidere, si ritorna alla vecchia modalità: quella basata sul potere appena acquisito.
Altri indizi si potevano trovare nelle evocazioni del discorso del Sindaco: santi, poeti e cantanti. Nessun riferimento a politici determinanti per la storia. Nessun fatto concreto alla base del ragionamento politico del nostro Sindaco che ha preferito rappresentarci i suoi orizzonti attraverso le immagini di una canzone della coppia Jovanotti-Morandi piuttosto che dichiararci i suoi intenti concreti per la nostra città. Una metafora che evoca questi cinque anni passati di selfie e belle foto e che non lascia presagire niente di buono per i prossimi venturi.
“Facciamo un pezzo di strada che non so dove arriva. Accada quello che accada, sono vivo e sei viva’. Il ritornello della canzone insiste sull’andare avanti senza sapere con precisione quello che capiterà. La politica è un’arte che chiede a ciascuno la reale disponibilità a lasciarsi correggere dall’altro. L’alternativa si chiama potere”.
Infatti, appena il canto del Sindaco finisce irrompe il potere del Presidente del Consiglio Comunale che non si lascia correggere dall’altro, dall’opposizione, ma sceglie l’alternativa che gli permette di non avere contraddittorio: sa bene quello che capiterà, va avanti con determinazione e mette a tacere l’opposizione.