“Gli slogan del sindaco non bastano più”. Sesto ora ha davvero paura
Si infiamma la polemica a Sesto San Giovanni dopo l’ennesimo episodio di violenza e scontri tra bande, che lunedì notte ha provocato la morte di un giovane di origini marocchine. Gli sguardi sono inevitabilmente puntati sulla giunta del sindaco Roberto Di Stefano, pasdaran leghista della sicurezza, recordman di daspo urbani nella città metropolitana, segnalatore indefesso sui social di degrado, criminalità e lotta all’immigrazione clandestina. E incredibilmente taciturno (nessuna dichiarazione social sull’accaduto) proprio nelle ore in cui la “sua” città si scopre più che mai vulnerabile ed insicura.
“Senza nessuna strumentalizzazione davanti a fatti così gravi rivolgiamo una sola, chiara e semplice domanda al Sindaco Di Stefano: quando ha intenzione di lavorare davvero per la sicurezza nella nostra città, senza slogan e senza scaricabarile?”, incalza il PD sestese in una nota.
Nelle scorse ore era intervenuto anche l’ex sindaco dem Giorgio Oldrini: “Furti, violenze, degrado di varie parti della città sono evidenti e senza precedenti. Nel passato, quando amministrava il centro sinistra, l’attuale sindaco e quelli che poi sono diventati assessori speculavano ogni giorno anche su un cestino dei rifiuti pieno. Assicuravano che avrebbero reso sicura e pulita la città, che per altro non aveva mai registrato nulla di simile”
“Quando il terrorista Anis Amri – continua Oldrini – venne ucciso a Sesto, dove si trovava casualmente, la Lega organizzò una manifestazione contro la sindaca Monica Chittò con la partecipazione di Salvini. Ora? Credo che se il sindaco rinunciasse alle sue consuete dichiarazioni di propaganda, come se fosse stato eletto ieri e non 6 anni fa, e come se al governo regionale e nazionale ci fosse la sinistra, e chiamasse tutte le forze politiche, sociali, le istituzioni preposte alla sicurezza ad una riflessione comune e a decidere un cammino condiviso nell’interesse della città farebbe una scelta di alto profilo. Aspettiamo”.