La più giovane costituente che passò da Cinisello Balsamo
Nei due numeri precedenti è stata pubblicata una foto scattata nel ‘49 a Cinisello, nella cort del popul della Cooperativa La Previdente di via Garibaldi. La ricerca sulla genesi di quell’immagine mi permise di conoscere alcuni dei personaggi immortalati che avevano scritto pagine importanti della storia del nostro Paese; di uno in particolare ho avuto l’onore di essere stata amica. Si tratta di Teresa Mattei, che nella foto è accanto al marito Bruno Sanguinetti. Era una delle 21 donne dell’Assemblea Costituente, aveva 25 anni, ed era la più giovane costituente.
Ad aprile del 2004 nella nostra città era in programma un evento dal titolo: “Dalla fine del fascismo alla conquista della democrazia. L’Assemblea Costituente, l’approvazione della Carta Costituzionale”. Dovevo contattare tre costituenti: la Mattei, appunto, Filomena Delli Catelli e Nadia Gallico Spano. Avevo letto le loro vicende ed ero molto intimorita nell’affrontare quelle telefonate. Devo dire che tutte loro facilitarono il mio compito perché furono molto disponibili e gentili. Purtroppo la Delli Castelli e la Spano, per ragioni diverse, non poterono presenziare. E così conobbi Teresa, che intervenne in due, uno rivolto alla cittadinanza e uno rivolto agli studenti, con la partecipazione di Carlo Smuraglia. In tale occasione disse, riferendosi alla seconda parte dell’Articolo 3 della Costituzione: “Quel di fatto l’ho fatto aggiungere io e sono molto orgogliosa di quelle due paroline, perché una proclamazione un po’ retorica non sarebbe servita a nulla, ma quel di fatto voleva dire il nostro contributo di giovani comunisti alla concretezza delle leggi, a quello che noi volevamo che di fatto succedesse in Italia”.
Mi stupì molto quella donna minuta, dallo sguardo dolcissimo, velato di tristezza e con un esile filo di voce, ma con una storia alle spalle di grandissimo coraggio e con un’invidiabile combattività. La vita non le aveva risparmiato immensi dolori, senza toglierle però dolcezza e bontà d’animo. Nel corso della giornata che passammo insieme, a un certo punto si avvicinò a me dicendomi che ormai potevamo considerarci amiche e mi chiese se potevamo darci del tu. Mi commosse la sua modestia, tratto caratteristico dei più grandi. L’abbracciai. Da quel momento intrattenni con lei un rapporto epistolare e telefonico, fino alla sua scomparsa. Ci incontrammo nuovamente (risiedeva a Lari, Pisa) a un congresso dell’ANPI a S.S. Giovanni e poi a Firenze. Ero stata invitata da Silvia Calamandrei a una mostra dedicata a Piero Calamandrei, dove veniva proiettato il documentario a lui dedicato, da me realizzato con ANPI Cinisello. Anche Teresa si trovava a Firenze per un convegno.
Ero molto in imbarazzo nel venire da lei presentata ai convenuti come se fossi io il personaggio importante; questo mi diede ancora una volta la conferma di che grande donna fosse, sempre attenta agli altri, in particolar modo alle donne e ai bambini. Dopo gli incontri pubblici a Cinisello, rimase sempre molto legata alla nostra città e, in occasione del referendum contro le modifiche alla Costituzione del 2006, mi chiamò per coinvolgere il nostro Comitato per il NO al fine di diffondere un suo accorato messaggio in difesa della Carta: “L’articolo 1 della Costituzione dice: la sovranità appartiene al popolo, è la cosa più importante che noi dobbiamo difendere, la sovranità è nelle mani nostre, nelle mani del popolo e paritariamente in ogni cittadino; per questo la Repubblica ci ha fatto diventare cittadini e non sudditi. Oggi si vorrebbe farci ridiventare sudditi e non più cittadini, noi ci opponiamo a questo!”.
Agli studenti del suo vecchio Liceo di Firenze disse: “Il più grande monumento, il maggiore, il più straordinario che si è costruito in Italia, alla libertà, alla giustizia, alla Resistenza, all’antifascismo, al pacifismo è la nostra Costituzione”.
La sua biografia è densa di episodi importanti, mi limiterò a tracciare a grandi linee il suo coraggioso e impervio percorso lungo la storia del nostro Paese. Teresita Mattei, detta Teresa, in famiglia era chiamata Chicchi, soprannome che utilizzò come nome di battaglia durante la Resistenza. Era nata nel ‘21 a Quarto (Ge), in una famiglia antifascista. Nel ‘38 fu espulsa dal suo Liceo e da tutte le scuole del regno perché aveva contestato le leggi razziali; per questa ragione dovette conseguire la maturità come privatista. Iscritta a Lettere e Filosofia, fu nell’Università di Firenze una delle organizzatrici di azioni antifasciste e il 10 giugno ’40 della prima manifestazione contro la guerra. Con il fratello Gianfranco, docente di Chimica, aderì al Partito Comunista, che sembrava loro il più organizzato in vista della lotta partigiana, con disappunto del padre Ugo, dirigente del Partito d’Azione, che aveva aderito a Giustizia e Libertà. Anni prima, quando Teresa aveva solo 16 anni, l’aveva mandata in Francia per portare denaro ai fratelli Rosselli. Al suo ritorno incontrò don Primo Mazzolari a Mantova per portagli alcuni messaggi, ma fu fermata dalla polizia fascista e in seguito rilasciata. Nel ’44 si laureò e nello stesso anno il fratello, che era stato arrestato, si tolse la vita nel carcere di via Tasso a Roma, per non cedere alle torture che duravano da giorni e rischiare di rivelare i nomi dei compagni. Durante gli anni della Resistenza Teresa conobbe Bruno Sanguinetti, figlio del proprietario dell’Arrigoni e comandante del Fronte della Gioventù, che diventerà suo marito. Chicchi era una staffetta, combattente nel FdG, fondatrice dei Gruppi di Difesa della Donna (terminerà la guerra con il grado di Comandante di Compagnia).
Fu inviata da Firenze a Roma per consegnare le matrici per stampare il giornale clandestino l’Unità; arrestata dai tedeschi, subì uno stupro. In seguito riuscì a fuggire. A lei e al suo gruppo si ispirò Roberto Rossellini per l’episodio di Firenze del film Paisà. Nel ’46 venne eletta alla Costituente nelle liste del PCI; fu segretaria dell’Ufficio di Presidenza e membro della Commissione dei 75. Sul tema della presenza femminile nella vita politica e istituzionale disse: “Se la Repubblica vuole che più agevolmente e prestamente queste donne collaborino[…]alla costituzione di una società nuova e più giusta, è suo compito far sì che tutti gli ostacoli siano rimossi dal loro cammino e che esse trovino al massimo facilitata ed aperta almeno la via solenne del diritto”.
Dobbiamo a lei, a Teresa Noce e a Rita Montagnana la scelta della mimosa come segno distintivo della Giornata Internazionale della Donna. Nel corso dei lavori della Costituente Teresa era in attesa del primo figlio, ma non era ancora sposata a causa degli impedimenti legali derivanti dal precedente matrimonio di Sanguinetti. Divenne quindi persona scomoda per il partito; le fu chiesto dai dirigenti di abortire, ma lei oppose un ferreo no. Ebbero due figli: Gianfranco e Antonella, la quale nacque lo stesso anno della morte del padre. In quel periodo Teresa viveva a Milano, dove si occupava della Casa della Cultura. Tornò a Firenze con il secondo marito, Iacopo Muzio, dirigente comunista, dal quale ebbe altri due figli: Gabriele e Rocco (in seguito i due si separarono). Il contrasto con la dirigenza del PCI, iniziato al tempo della sua maternità, la portò a rifiutare l'offerta di ricandidatura alle elezioni. Fu espulsa in dissenso con la linea politica di Togliatti, che l’aveva definita “maledetta anarchica”. L‘83 fu per lei un anno di grande dolore perché la figlia Antonella si suicidò. Nel ‘96 lanciò la raccolta di firme L'obbedienza non è più una virtù, con una cartolina-petizione al presidente Scalfaro per chiedere un nuovo processo al criminale nazista Erich Priebke.
La Mattei fu testimone nel processo. Nel 2001 fu a Genova contro il G8, dove rimase inorridita dalle violazioni della Costituzione; negli anni successivi fu a fianco delle vittime per ristabilire i diritti e la giustizia. Nel 2004 partecipò con i ragazzi delle scuole della provincia di Pisa al pellegrinaggio dell’ANED ai campi di sterminio e a Mauthausen pronunciò un importante discorso a più di 200 mila ragazzi di tutta Europa. La sua vita intera fu dedicata all’impegno politico, sociale e pacifista, con un’attenzione ai diritti delle donne e dei minori e in particolare alla battaglia in difesa della Costituzione. Morì nel 2013 all’età di 92 anni.
L’amicizia con Chicchi rappresenta per me un ricordo molto caro; le nostre chiacchierate telefoniche, che mi avevano suscitato forti emozioni, rimangono un ricordo personale, solo mio. Attraversata da una struggente malinconia e da una dolcezza disarmante, aveva di contro una forza inimmaginabile. È stata un grande esempio per molte come me che l’hanno conosciuta o che semplicemente hanno letto la sua storia.