Gigi, campione fuori e dentro il campo. Un solo piede ma micidiale
Che Gigi Riva fosse un campione nel calcio non esiste dubbio alcuno. Che lo fosse anche nella vita e nei comportamenti vi è la certezza che sia stato un uomo tutto d’un pezzo. In molti oggi ricordano i suoi gol le sue rovesciate (tra l’altro, a subirne le conseguenze fu anche, Pietro Pianta, di Pontelongo come me e allora portiere del Vicenza) ma ciò che resta era la sua infinita saggezza. In preciso ordine: prima umana e poi calcistica.
Parlando con Pierino Prati, un altro grande attaccante e l’unico a realizzare una tripletta in una finale di Coppa Campioni (contro l’Ajax del giovane Crujiff) mi disse che in fondo, nonostante la sua fulgida carriera da goleador, lui era stato sfortunato poiché si trovò davanti Gigi Riva, assai più bravo di ogni altro.
Basterebbe questo per disegnarne la dimensione sportiva. Amava la Sardegna come neppure i Barritas avrebbero saputo fare. Rifiutò enormi ingaggi per restare la nella terra “di banditi e di pastori” come era solito dire. Questo il tratto che ci piace ricordare di “Rombo di Tuono”. Imparagonabile a tutti gli attaccanti di oggi, poiché il calcio è sempre lo stesso. Se fiondi una botta da 25 metri e va all’incrocio, sei bravo, solo se lo sai fare trenta volte come lo ha fatto Gigi Riva e in ogni campo del globo terracqueo. Eppure giocava con un piede solo, il sinistro.