Perde l’arroganza di Meloni. La destra ora è battibile ovunque
La Sardegna passa al centrosinistra, al cosiddetto campo largo di Cinque Stelle, PD e Sinistra-Verdi. Per una manciata di voti, quelli che bastano per un ribaltone che racconta molte cose. La vittoria di Alessandra Todde, ex sottosegretaria grillina, è la dimostrazione che l’arroganza in politica non paga. In questo caso l’arroganza della premier Meloni, che ha imposto il suo candidato, quel Truzzo, fedele soldatino di Fratelli d’Italia e sindaco poco apprezzato di Cagliari, che naviga nelle parti bassissime della classifica dei primi cittadini italiani per gradimento. L’imposizione ha diviso il fronte del centrodestra, disimpegnato i leghisti che avrebbero voluto ricandidare il governatore uscente Solinas e spinto l’elettorato del carroccio, si dice, al voto disgiunto, ovvero la falla che ha permesso l’affondamento della corrazzata Meloni.
Ed ora si riparte a sinistra. Con la speranza che non muore mai, un’alleanza sempre in bilico. Perché il PD di Elly Schlein, caparbia segretaria nel credere al campo largo molto più dei pentastellati, ora sembra possedere una linea chiara ovvero quella di perseguire l’abbraccio coi grillini in ogni dove sarà possibile, cercando di passare indenne la difficile strettoia delle elezioni europee, ovvero mantenendo il primato sui Cinque Stelle e cercando incrementare quel 20% a cui i dem sembrano inchiodati nei sondaggi da un anno a questa parte. E provando a riallacciare i rapporti con il centro, indefinibile e litigioso, di Renzi e Calenda che, conti alla mano, avrebbero fatto vincere la Todde senza tutto quel fiato sospeso. Segno che, comunque la si pensi, la destra non è così forte ed è battibile ovunque, isole comprese.