Roberto Salis a Cormano, l’abbraccio dell’ANPI: “Liberate Ilaria”
Tutti esauriti i posti a sedere nel grande salone della cooperativa La Vignetta a Cormano per l’incontro organizzato ieri sera dall’ANPI con Roberto Salis, il padre di Ilaria, la donna italiana detenuta in Ungheria e in attesa di giudizio. Accoglienza calorosa e solidarietà all’uomo che sta portando in giro per l’Italia il caso della figlia, le sue dure condizioni di detenzione e la difficile battaglia legale iniziata un anno fa.
Dal 12 febbraio 2023 la famiglia Salis vive un incubo. Ilaria, arrestata a Budapest proprio quel giorno, è ancora in attesa del processo da detenuta. E’ accusata di aver preso parte con un gruppo di antifascisti tedeschi all’assalto di un neonazista, manifestante del famoso raduno cittadino in cui si rievocano (impunemente) le gesta delle SS tedesche nella ritirata di Ungheria.
“La manifestazione permessa dal governo Orban che raggruppa nazisti ungheresi, tedeschi, polacchi e serbi non è reato eppure l’Ungheria fa parte dell’Unione Europea. In quel giorno c’è proprio una caccia all’uomo da parte dei nazisti nei confronti di anti-fascisti. Mia figlia è stata arrestata il giorno dopo i fatti di cui era accusata mentre era in taxi con due cittadini tedeschi”, ha spiegato l’uomo che ha voluto rievocare davanti al pubblico cormanese alcuni fatti che riguardano il difficile anno che sta vivendo Ilaria.
“Ci hanno vietato di parlare con nostra figlia per sette mesi, poi ci andato i contatti ma possiamo parlare 70 minuti al giorno con un cellulare che si è dovuta comperare. Possiamo fare una video chiamata di un’ora la mese e visitarla una volta al mese e parlarci per un’ora. Solo riavviando i contatti abbiamo scoperto le sue condizioni di detenzione. Tutto questo ci è stato raccontato piano piano da lei perché voleva evitare di preoccuparci. Lei le ha scritte al suo avvocato ma erano cose assolutamente note dall’ambasciata italiana che invece ci diceva che tutto era perfetto e che tutto andava bene”.
“Le immagini della prima udienza del 29 gennaio – ha continuato Salis – sono state molto importanti perché lì si è presa coscienza di quello che stava succedendo e adesso continuiamo a lottare. Dal punto di ista dei diritti umani la sua è una situazione intollerabile. Se per caso risultasse che ha sbagliato era giusto che venisse punita di conseguenza ma secondo la gravità dei fatti reali. Ma vista la veemenza del governo ungherese, che ne vuole fare un caso politico e ha già dichiarato la colpevolezza di Ilaria, dobbiamo continuare a lottare. Il premier Orban lunedì scorso tramite il suo portavoce ha fatto un tweet in cui mi attacca personalmente: un capo di stato che attacca un privato cittadino nel totale silenzio del nostro governo”.
“Ci sono continui attacchi e diffamazioni dal governo ungherese, anche da parte dell’ambasciatore ungherese in Italia. Persone che vengono in Italia ad abbaiare, raccontando anche storie false su mia figlia ma mia figlia è un’imputata ed innocente fino a prova contraria. Il processo è evidentemente viziato da tutta una serie di fatti ma dobbiamo continuare a lottare”, ha concluso il padre di Ilaria.