Venticinque anni senza Vittorio Trezzi
Quanti lo hanno conosciuto sanno che la scorza di burbero bofonchiante che mostrava in certe circostanze, altro non era che un filtro per non palesare la propria timidezza e un’infinita umanità. Un’umanità fatta propria, attra[1]erso le cose concrete per gente che si affacciava nella nostra città, proveniente da tutti gli angoli della Penisola. Spesso, quelle persone, se non potevano contare sulla solidarietà dei loro paesani o di qualche parente, trovavano sponda nell’amministrazione comunale e tra i primi, Vittorio Trezzi.
Assessore, non sappiamo in quante importanti partite amministrative, perché è difficile elencarle. Quelli erano periodi dove chi operava nel Comune, tutti facevano tutto, adoperandosi per fronteggiare quel flusso (pareva inarrestabile) di famiglie in cerca di una vita migliore. E con la sua caparbietà, Vittorio Trezzi, mise in opera un difficilissimo strumento urbanistico per ordinare e segmentare la città con lavori che non si riducevano alla sola edificazione verticale di case. Non tutti ricordano, ma noi lo abbiamo molto chiaro e scolpito nella mente, che Vittorio a fianco di una politica di collocazione delle famiglie pensava anche alla loro vita fuori dal lavoro, ideando spazi adatti al tempo libero.
“Lungo ogni strada ci devono essere degli spazi a verde – diceva – dei giardini dove la gente si possa ritrovare e riposare. Gli spazi pubblici all’aperto devono fornire occasione di socialità”. Come non essergli grati per la trattativa ad oltranza, da lui condotta insieme al Sindaco, Enea Cerquetti, per l’acquisizione di Villa Ghirlanda e del suo magnifico parco con una proprietà che non voleva cederla perché “…non finisse in mano ai comunisti”. Lo fece anche capendo, che non bastava esprimere accoglienza ma si dovevano assecondare le aspettative di tante giovani famiglie della seconda generazione di immigrati.
Avvenne così la stura per decine di iniziative, compresa la lunga e per molti anni straordinaria avventura del Cinema nel Parco. Crediamo che il suo orgoglio maggiore sia stata invece la scelta di fare dell’edificio di via Carducci (da lui grandemente voluto) un punto magico dove trovavano vita l’iniziativa politica e culturale. Non per nulla gli siamo doppiamente grati: quella fu la sede dove nacque il nostro giornale “la Città”. Vittorio Trezzi ci ha sempre sostenuto, tra un rimbrotto e l’altro, mantenendo l’amore di fondo per tutti noi che tra[1]spariva attraverso le volute di fumo sollevate dalla sua immancabile sigaretta.