Quel fastidio per il 25 Aprile che la destra non nasconde più (nemmeno a Cinisello)
Ottant’anni dagli scioperi che segnarono nel profondo la storia di moltissime famiglie della nostra città, della vicina Sesto San Giovanni e di altri comuni del Nord Milano. Erano operai, persone dal salario magro e spesso insufficiente per sfamare la famiglia eppure scioperarono contro la guerra, la dittatura fascista, l’occupazione nazista e tutto quel cumulo di dolore e morte che il regime di Mussolini ha causato all’Italia. E dopo gli scioperi del marzo ’44, centinaia di loro vennero catturati, imprigionati, torturati e spediti nei campi di sterminio in Germania, con la sadica complicità di fascisti italiani, di spioni italiani, di cialtroni italiani.
Fu un massacro, una pagina di dolore ancora aperta sulle nostre città, nella memoria di parenti, amici e compagni. Eppure davanti a tutto questo, non c’è stato per il momento alcun interesse storico e politico da parte della maggioranza di destra che amministra Cinisello Balsamo. E questo anniversario, concomitante con il 25 Aprile, rimane ancora una volta terreno di divisione, con l’imbarazzante silenzio della destra che, pur di non esprimere una buona volta una condanna storica contro i fascisti che provocarono quel disastro (senza aggiungere il solito “si ma anche i comunisti però”), decide di dedicare l’unico incontro pubblico della Liberazione sulla vicenda di un povero giovane seminarista ammazzato da un partigiano.
Ecco, senza nulla togliere alla valenza emotiva di quel terribile fatto di sangue, mi par di capire che si tenti in qualche modo di trasformarlo, goffamente, in un colpo letale in seno alla retorica partigiana. Ma la storia è cosa assai più complicata e mastodontica di un fatto di cronaca, seppure efferato. Ed è cosa più seria di un tentativo di sovvertirne le letture condivise, la visione d’insieme. Che, non dimentichiamo, racconta prima di tutto di un massacro di operai e partigiani avvenuto qui da noi ottanta anni fa. Per mano dei nazisti e dei loro amici fascisti. E che un comune, ancora ferito da quei fatti, avrebbe il dovere di ricordare e di celebrare come si deve.