Offese in politica, niente di nuovo. Ma che pena la mancanza di finezza
Tra i rivali in politica, le offese non sono una novità. Ci sono sempre state. In tempi andati si arrivava persino al duello. Tuttavia gli insulti giungevano al destinatario con maggiore finezza.
Su tutte il “…pidocchi sul crine di un purosangue” rivolto da Palmiro Togliatti ai dissidenti interni. Ma lui scriveva con l’inchiostro verde. Viviamo in tempi dove la trasgressione verbale sembra assurgere a nuova vita. Basta un niente e diventa virale. La cosa non può sorprendere e neppure scandalizzare un veneto come me.
Fin da fanciullo ho avuto le orecchie allenate dall’intercalare giaculatorio “opposto.” Un modo colorito per apprendere la sacralità nel calendario. Erano vani gli sforzi per tenere puliti i paesi, mediante cartelli con scritto “Vietato Bestemmiare” che si alternavano a quelli che vietavano di “…sputare per terra”.
Poi, il fatto che ci si metta anche il Papa, consentirebbe ai nostri nonni di rivendicare le royalties per aggettivazioni ancora assai diffuse. Adesso abbiamo: “Piacere sono Meloni, la stronza!”. “Mai vantarsi”, avrei risposto io.