19 Agosto 2024

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Addio a Luigia Introini, fotografa e testimone di un’epoca

“Ci credevo veramente che si doveva cambiare il mondo, dove le donne avessero la libertà di scegliere la propria vita nel lavoro, nello studio, nel matrimonio e nella maternità. La questione femminile, la condizione e il riscatto delle donne sono stati gli stimoli e le sfide che da sempre mi hanno spronata ad impegnarmi”. Luigia Introini

Domenica scorsa è venuta a mancare a 91 anni (ne avrebbe compiuti 92 il prossimo 23 settembre) Luigia Introini, fotografa, moglie di Sergio Temolo, figlio di uno dei quindici martiri di Piazzale Loreto, scomparso il 30 gennaio del 2022.

Era il 2001 quando il mio sguardo per la prima volta si posò sulla sua arte fotografica. L’8 marzo, per la Giornata Internazionale della Donna, in Villa Ghirlanda a Cinisello, fu inaugurata la mostra Oltretutto donna, immagini di donne nella società, nel lavoro, nella politica, nella maternità, nell’arte, nelle professioni. Compresi da subito che le sue non erano semplici fotografie, si trattava di storie vissute, di un patrimonio di esperienze, con un coinvolgimento emotivo che traspariva chiaramente da quegli scatti. Era il suo lungo percorso nelle battaglie civili e nella politica che le aveva regalato la capacità di restituire ai visitatori molto più di semplici fotografie. Tante le mostre, più di cinquanta, tra personali e collettive, e tanti i temi ai quali, di volta in volta, Luigia si era dedicata con passione. Tra questi, sicuramente la donna e il lavoro sono stati quelli prevalenti. Ero affascinata anche da un tenue gioco di luci e ombre che emergeva soprattutto nei primi piani, nei quali sapeva cogliere spesso l’anima della persona ritratta; ricordo un bel primo piano della nostra partigiana Rachele Sala. Colpita da quelle foto, le chiesi se fosse interessata a lavorare con me a un progetto. Il 23 aprile dell’anno successivo esponemmo la mostra Storia vissuta e raccontata. Gli studenti e il Giorno della Memoria: immagini ed emozioni. L’occasione era la premiazione del concorso Oltre i Lager l’uomo. Aveva girato in lungo e in largo le nostre scuole, scattando bellissime fotografie agli  studenti intenti a realizzare i loro elaborati per il concorso. Fu per entrambe un’esperienza molto coinvolgente. Citando unicamente le mostre allestite nella nostra città, ricordo anche quella del 7 marzo 2006: Mettere al mondo il mondo (la maternità intesa come una costante variabile che ci accompagna dall’inizio alla fine nell’arco dell’esistenza). L’8 marzo 2013 al Pertini, inaugurato da pochi mesi, si decise di esporre una mostra. La chiamai e mi propose proprio il tema giusto per la nostra nuova biblioteca: Leggere… perdersi e ritrovarsi (immagini di donne che, cogliendo l’attimo, leggono dovunque e comunque. Donne che usano la lettura per entrare in realtà diverse, per realizzare incontri insoliti, per avvicinarsi a culture lontane, condividere e raccontare un “viaggio” verso mondi nei quali perdersi per poi ritrovarsi). Luigia negli anni mi aveva supportato anche in alcune ricerche di storia, mettendo a mia disposizione con generosità le sue conoscenze e le sue fotografie.

Una fotografa bravissima, Luigia Introini, e pensare che si era avvicinata alla fotografia solo dopo la pensione. Seguì la scuola di Giuliana Traverso, frequentò i corsi al Centro Educazione Permanente, dove scoprì anche l’interesse per il magico e complesso mondo della stampa in bianco e nero. Prediligeva questa tecnica fotografica e stampava personalmente le sue fotografie, aiutata da Sergio per le cornici e per gli allestimenti. Si perfezionò in seguito seguendo un corso di “Fotografia e rappresentazione del territorio” e fece parte del gruppo fotografico CT5, nell’ambito della Facoltà di Architettura del Politecnico.

Inevitabilmente con lei il rapporto non fu solo di collaborazione, ci fu sempre uno scambio di telefonate o di incontri per raccontarci le nostre vicissitudini. Dopo la morte di Sergio aveva perso interesse per tutto, non voleva guidare, non voleva più fotografare. Per stimolarla, le avevo suggerito di raccogliere tutte le foto di Sergio, quelle del suo passato e quelle scattate da lei, per una mostra che accompagnasse lo spettacolo a lui dedicato: Temolo – Xé qua che i ga copà to pare. Ma in Luigia l’entusiasmo se ne era andato per sempre insieme al compagno di una vita. Voglio ricordarla con questa foto del loro matrimonio, dove sono ritratti sorridenti e sereni, mi piace pensare che ora siano così, ancora l’una accanto all’altro.

Nel 2017, in un’intervista a la Repubblica, diceva: “Vorrei essere ricordata da mia figlia, nipoti e pronipoti, non solo per i buoni pranzi (mi riescono bene, ma le torte meno) ma per quella che sono, quello che ho fatto, per i miei valori, la mia personalità”. 

Per chi volesse salutare Luigia, i funerali in forma civile si terranno domani, mercoledì 17 luglio, alle ore 15, presso la sala del ricordo al Cimitero di Lambrate.

Faggeto Lario, Enrico Berlinguer (in alto, 6° da sinistra), Luigia Introini (in alto 7^ da sinistra, dietro a Berlinguer),
Marisa Musu (in basso 5^ da sinistra),

Chi era Luigia Introini

Non aveva ancora sedici anni quando iniziò a lavorare in fabbrica. Era nata a Milano nel 1932, il padre era operaio, la madre lavorava in una filanda e poi alla Borletti. I fratelli della madre erano partigiani. Iniziò presto l’attività politica nel FdG (Fronte della Gioventù) e in seguito nella FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana), in particolare nell’ARI (Associazione Ragazze Italiane). Frequentò da subito la Commissione giovanile della FIOM (Federazione Impiegati Operai Metallurgici). Nel 1951 si iscrisse all’UISP (Unione Italiana Sport Popolare), partecipando alle gare di corsa (60 e 400 mt. mezzo fondo). La questione femminile, la condizione e il riscatto delle donne sono stati gli stimoli e le sfide che l’hanno sempre spronata. A quei tempi era una sfida ardua anche solo organizzare le ragazze per fare sport. Nel 1951 partecipò al Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti a Berlino, nella Repubblica Democratica Tedesca. Al rientro in Italia le fu ritirato il passaporto. Sempre quell’anno partecipò a un Corso nazionale per le ragazze dell’ARI a Faggeto Lario, dove iniziò la sua formazione politica e dove conobbe Luigi Berlinguer e Marisa Musu. Nel 1952 iniziò a lavorare per l’UDI (Unione Donne Italiane). Nel 1952 e 1953 vinse la rassegna nazionale femminile UDI-UISP. Dal 1953 al 1955 fu responsabile provinciale delle ragazze della FGCI, delegata al 4° Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti a Bucarest. Dal 1959 al 1961 fu responsabile del FIOT (Federazione Italiana Operai Tessili) nella zona Monza Brianza e fu nel direttivo della Camera del Lavoro locale. Negli anni successivi si impegnò nelle battaglie per il divorzio, l’aborto, per i Decreti Delegati nelle scuole e per il suo quartiere, il Gallaratese. Fu segreteria della sua sezione del PCI (Partito Comunista Italiano) e responsabile della zona 19 fino agli anni Novanta.

Patrizia Rulli

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