Coesione e sicurezza: attenti alle trappole della destra
Caro Direttore,
ti scrivo perché ho letto sul tuo giornale l’articolo che riporta l’attacco di Ghilardi, sindaco di Cinisello Balsamo, al primo cittadino di Milano Beppe Sala. Un’offensiva incentrata sul tema della sicurezza, richiamando le presunte violenze sessuali subite da una turista belga, su cui ancora poco si sa e su cui ancora non c’è chiarezza.
Non entro nemmeno nel controsenso dell’assolvere Piantedosi (il Questore milanese ha parlato di “ottima gestione della piazza”) e accusare un collega sindaco. Com’è possibile che il responsabile nazionale della sicurezza sul territorio (Piantedosi) stia lavorando bene, e un sindaco invece – che non ha competenze dirette in tema – sia da far dimettere? Misteri della logica leghista, che usa il tema come un manganello.
Io non so come siano andati i fatti, così come, dopo aver visto il video del tragico inseguimento di Ramy El Gaml, il ragazzo del Corvetto morto il 24 novembre, non riesco ad esprimere un giudizio. Troppe le dinamiche che non possiamo riassumere e commentare, troppi gli aspetti da chiarire. Io tutta questa sicurezza nel gettare croci addosso, proprio non ce l’ho.
So però che esiste un disegno ben preciso della destra, sia a livello nazionale che a livello locale: non si vuole l’integrazione dei migranti e degli italiani di seconda o terza generazione. È evidente nel voler affossare qualsiasi percorso sul cambiamento delle leggi per ottenere la cittadinanza, nella costruzione dei centri di rimpatrio in Albania, nella stretta dei servizi sociali e delle opportunità per chi in questo paese si sente ospite.
Lo si fa tagliando sussidi importanti, come il contributo per la morosità incolpevole. Lo si fa non garantendo la possibilità ai migranti di essere inseriti nel circuito dei servizi sociali, lasciando i sindaci da soli ad affrontare quello che non è un’emergenza, ma un fatto epocale. Le migrazioni infatti non si fermeranno perché Salvini è stato assolto nel processo Open Arms: la sete di opportunità e di una vita migliore sarà sempre più forte della paura della morte in mare. Perché queste persone sono mosse dalla speranza: di una vita migliore per sé e per i propri figli.
Così come di speranza nelle periferie delle grandi città, le seconde e terze generazioni non ne provano più. Si sentono abbandonati, esclusi. Tra Duomo e Corvetto corrono 4,5 km di automobile: eppure, sembra che questa distanza sia incolmabile. Tra la Rinascente e via dei Cinquecento, luogo dove la rabbia dei giovani è esplosa dopo la morte di Rami, distano di 20 minuti.
È possibile che una distanza così ristretta contenga mondi così diversi? Sì, è possibile. È possibile se lo Stato non riconosce le difficoltà che ci sono nel costruire una società multiculturale giusta.
Giusta per chi arriva, ma anche per chi c’era prima. L’Italia è un posto sempre più anziano; e l’anzianità, con sé, porta la solitudine. E la solitudine, quando si diventa fragili, fa più paura. Sminuire questo aspetto è il grilletto fin troppo facile da schiacciare per la destra: se una persona è spaventata, basta trovare il BauBau da agitare. E politici come Ghilardi lo sanno bene: si spara su altri fragili, come i migranti.
Ai quali non vengono dati molti strumenti per integrarsi. Questa è stata una colpa anche della sinistra: dato per assodato (anche se non sempre è una linea condivisa) che in mare si salva chiunque, e poi si discute, l’integrazione doveva essere costruita con percorsi dedicati. Questo il sistema dello SPRAR voluto da Minniti (che sconta i terribili accordi con la Libia) lo prevedeva; eppure quel Ministro degli Interni è stato isolato e fatto fuori anche dai Dem. Oggi la destra non ha nessun interesse a risolvere questa difficoltà: non c’è alla luce nessun progetto, nessuna visione.
Sarò cinico, ma vedo un intrinseco razzismo in questo: nel 2022, allo scoppio dell’invasione russa in Ucraina, in pochi mesi l’Italia è stata in grado di attrezzarsi per accogliere più di 70.000 profughi in pochissimi mesi. Com’è possibile che in anni non si sia riuscito a trovare modalità per integrare i migranti di altre parti del mondo?
E cosa dire della gestione dei quartieri popolari? Nel tempo sono passati dall’ospitare i meridionali, i nemici di ieri, all’ospitare i migranti, i nemici di oggi. Nemici per la destra, in particolare della Lega. Proprio nell’ultimo periodo, una delegazione del PD cinisellese, assieme all’ottimo Simone Negri, è andata a visitare le case Aler di Sant’Eusebio, il quartiere più difficile di Cinisello. E la situazione di degrado e abbandono è impressionante.
Ho lavorato per anni a Milano: luoghi come S. Siro, il Corvetto, la Barona, Gratosoglio (e tanti altri) sono l’emblema del fallimento di Regione Lombardia (da trent’anni governata dalla destra) sul tema della casa.
E a Milano ci ho lavorato abbastanza per transitare anche nello staff dell’Assessorato alla Sicurezza (che errore nel 2011 inseguire De Corato, dando questo nome fuorviante. E che errore, doppio, separare la sicurezza dalla coesione sociale). E qui ho capito che la casa è uno degli elementi costitutivi dell’essere umano: perché avere un luogo dignitoso dove vivere, dove coricarsi, senza freddo e paura di violenze da subire o da commettere, aiuta a sentirsi una persona, e non una bestia.
Forse questa lezione dovrebbe apprenderla anche il sindaco leghista Roberto Di Stefano, dove interi quartieri soffrono di atti di violenza e spaccio ormai settimanalmente: magari gli possiamo dare il numero di cellulare di Giacomo Ghilardi, potrebbero sentirsi sul proporre un modello di sicurezza reale.
Giordano Ghioni, consigliere comunale e Cormano e membro della segreteria metropolitana del Partito Democratico