
Sanremo, la seconda serata. Top e flop, le nostre pagelle
L’inviato Andrea Ciaramella
grafiche di Valentina Strada
La seconda serata conferma il successo – soprattutto in share, secondo Auditel – del Sanremo targato Carlo Conti. Più spazio all’intrattenimento questo martedì, complice anche la presenza dei co-conduttori Bianca Balti (voto 8) che è stata già presente al Festival nell’era Fazio, stavolta più serena e sciolta, affiancata da Nino Frassica (voto 7) portando una ventata di leggerezza, che non guasta, e un limitato – purtroppo, rispetto ai suoi standard – Cristiano Malgioglio (voto 5) che poteva e forse, doveva, osare di più nella caricatura del suo personaggio. E dopo le pagelle dei conduttori e i nostri top e flop – Conti rimane sui suoi standard, e non si scosta dalla discreta sufficienza della sua conduzione, più lenta stavolta – passiamo ai cantanti. Partiamo dalle Nuove Promesse, che vede passare in finale stasera Settembre ( voto 8) e Alex Wyse (voto 7), che vincono sulle due insufficienti Maria Tomba (voto 4) e il duo Vale LP e Lil Jolie (voto 5), imprecise e molto emozionate, che ha giocato contro. Dopo i giovani è il momento dei quindici big – metà la seconda serata, e l’altra metà per esattezza quattordici la terza serata, prima dei duetti tanto attesi con le cover -, siamo pronti per la nostra classifica, e annessa pagella con i top e flop.
Rocco Hunt, voto 5. La sua esibizione appare sempre affannata, in difficoltà vocale e non entra nella ritmica, che alla lunga stanca. La sua maturità lo porta alla fine sulle antiche strade.
Elodie, voto 8. E’ padrona di sé, più sicura, tecnicamente favolosa: look da urlo e make up spettacolare, una vera diva. Lo dimostra sul palco con una grinta e una determinazione nel cantare, che le mancava nella prima sera.
Lucio Corsi, voto 6. Gode dell’apprezzamento generale della sala stampa, e si sente quando alla sua proclamazione nella top five, esultano: musichetta e canzoncina orecchiabile, radiofonica, ma difficilmente comprendo tutto il gaudio e grande estro di quest’artista. Necessita di un’ulteriore ascolto, ma crescerà certamente.
The Kolors, voto 7. E’ il pezzo radiofonico – insieme ad altri – di questo Festival; se si vota pensando alle radio, impossibile non dargli più della piena sufficienza. Avevamo bisogno nel panorama discografico di questi ragazzi, e si confermano sui loro livelli con una hit che sentiremo a lungo.
Serena Brancale, voto 5. Altro flop: tanto apprezzata da alcuni, come da altri fa tappare le orecchie, e come gli ultimi così anche a noi. Il pezzo girerà nelle radio e discoteche, ma ce ne scorderemo presto, come le cotte estive tra ragazzini. Lei, come pecca aggiuntiva, cala vocalmente e si concentra più sulla resa: vero che la tecnica non è tutto, ma almeno le basi, Serena.
Fedez, voto 9. Chi parla di sorpresa o rivelazione non capisce di musica, ve lo dico. Federico porta sul palco sé stesso, la sua storia, le sue passioni: un calvario intimo, dove ogni nota è un chiodo che lo trafigge, e a noi un pugno allo stomaco; cresce, si evolve dinamicamente, struggente, immenso e preciso vocalmente. Ha fatto centro.
Francesca Michielin, voto 7. Merita un voto discreto, lei è precisa, intonata, scenicamente presente, la canzone però non può darle di più: è festivaliera, per carità, ma in confronto ad altri – e i paragoni ora iniziano a farsi sentire, con la gara che entra nel vivo e nel suo giro di boa, con l’avvicinarsi della serata cover – rimane statica.
Simone Cristicchi, voto 8. Meravigliosamente intenso, drammatico, coinvolgente, poetico e teatrale: è l’artista che mancava, e oseremo dire, bentornato nel panorama musicale. Non ci crederete, ma noi abbiamo bisogno nel mercato discografico di cantautori di tale calibro: il Festival è suo, forse anche la vittoria o un premio speciale.
Marcella Bella, voto 7. Cresce e paradossalmente migliora il cambio di pelle: da Montagne Verdi a Ricchi e Poveri è un attimo; la nuova veste ci piace, giovanile, dinamica, coinvolgente, ritmica. Mostra una straordinaria versatilità e duttilità, insegnando al panorama discografico che non sempre il vecchio è da buttare fuori dalla finestra.
Bresh, voto 7. Migliora nella gestione della sua emozione e della timbrica, e a secondo giro merita effettivamente qualcosa di più della nostra prima ingenerosità. Si rivela capace e presente sul palco: l’esecuzione è discreta.
Achille Lauro, voto 7. Ripete ciò che abbiamo visto e si conferma su voti alti: performer straordinariamente cambiato e maturato, musicalmente e vocalmente, oltre che scenicamente. Rende perfettamente la sua canzone, la veste, la respira e ciò lo comunica al pubblico, che lo apprezza, come noi.
Giorgia, voto 8. La regina. E’ lei, probabilmente secondo noi, la sfidante al titolo del Leone D’Oro con Cristicchi, o comunque può ambire senza timori e poca concorrenza a premi speciali. Giorgia è padrona, vocalmente, tecnicamente e scenicamente, con un look elegante che la incornicia al meglio (se non fosse per le trasparenze, che – sempre a parentesi aperta – anche su Marcella Bella, qualche decoltè di troppo appariva di sfuggita dalle ballerine, con tanto di vari accorgimenti e meme sui social).
Rkomi, voto 5. Il flop, e fosse non solo lui, di questa kermesse. Qui – come diceva Dante – si odono le dolenti note: stona, impreciso, e tecnicamente appare stanco, fuori dal pezzo, non sincrono. Anche l’outfit non è dei migliori. Peccato, il ragazzo sta subendo un calo in questa gara, e in generalmente anche nelle ultime uscite.
Rose Villain, voto 8. Terribilmente migliorata, forse l’ansia della prima e calcare il palco dell’Ariston a tutti fa venire le farfalle nello stomaco: appare però più rilassata, convinta, sciolta, ci trascina con sé nella sua ritmica, nel suo mondo, e la seguiamo volentieri. E’ ritrovata, e lo dimostra, chissà che non possa darle qualche consacrazione in più, che merita.
Willie Peyote, voto 6. Il testo ironico e pungente è una critica sociale senza precedenti: lui rappresenta il menestrello che cantava nelle piazze dei borghi medievali le trame e le disavventure, così come le notizie dell’epoca. Perfettamente nel suo personaggio, non stroppia, però non aggiunge niente di nuovo. Il pezzo è radiofonico, il suo lo fa molto bene, stranamente non ancora generando critiche e discussioni.
Dopo gli artisti, Carlo Conti non ha risparmiato anche la presenza di un supercast di ospiti – stavolta dando più spazio, e lui stesso partecipando, prestandosi alle volte -. Note di merito, e sicuramente top, Damiano David (voto 9) con una spettacolare interpretazione di Dalla, intensa con la complicità teatrale di Alessandro Borghi, mentre leggermente meno sulla resa del suo singolo internazionale come solista (voto 7). Va detto però a onor del vero che Damiano dimostra una grande capacità e versatilità artistica, e che non sembra soffrire della separazione dai Maneskin. E’ un grande top invece anche la presenza del cast di stelle, annunciando il nuovo film nelle sale – sulla falsariga di Inside Out, della Disney – guidato, tanto per citarne alcuni, Maria Chiara Giannetta, Maurizio Lastrico, Edoardo Leo e molti altri. Poco desiderato e abbastanza superficiale il “memento mori” delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, con il cronoprogramma della fiamma olimpica, e i continui spot pubblicitari della Liguria, decisamente un flop. La serata infine si chiude con la proclamazione della Top Five, che vede – non in ordine di voto, lo ricordiamo – Cristicchi, Giorgia, Fedez, Lucio Corsi, Achille Lauro. Ora la palla passa all’altra metà dei big, e noi domani sera siamo pronti per il secondo tempo, chissà chi apprezzerà il televoto e la Giuria delle Radio. Non ci resta che scoprirlo, Sanremo continua.