24 Aprile 2025

Il giornale di Cinisello Balsamo e Nord Milano

Piazza a Sergio Ramelli. No dell’ANPI: “Sarà set per i riti dei neofascisti”

Sta sollevando un polverone di polemiche la decisione della giunta di destra di Cinisello Balsamo di intitolare una piazzetta a Sergio Ramelli, il giovane militante di estrema destra ucciso nel 1975 da estremisti di sinistra. L’intitolazione dello slargo di via Frova a Ramelli, nel centro città, proprio dove si trova la statua dedicata ai migranti, avverrà il 27 aprile, 50esimo anniversario della morte del giovane, a due giorni dall’80esimo della Liberazione.

Contro la scelta della giunta, avvenuta su proposta di Fratelli d’Italia, si schiera anche la locale sezione di ANPI. “Mentre da anni rimangono inattuate le delibere che prevedono l’intitolazione di due vie alle Vittime dei campi di concentramento e delle persecuzioni nazifasciste e a Gino Strada, dando loro una collocazione degna, nel rispetto della storia e di ciò che rappresentano, la scelta della Giunta cinisellese (GC n. 98 del 27/3/25) di dedicare una centralissima piazza a Sergio Ramelli, riporta la nostra città nel clima di quegli anni, e lo fa strumentalmente, in una logica manichea sbagliata, inopportuna e divisiva”, si legge in un comunicato.

“Non vorremmo che, in seguito a questa decisione, la piazza, dove oggi la “Statua del Salto” ricorda i migranti che affluirono nella nostra città negli anni del boom economico, un giorno si trasformasse in un set per le deliranti performance di gruppi neofascisti per il rito del “presente” con marce in formazione simil militare, saluti romani e altre simbologie evocative di un passato che la nostra città ha combattuto, pagando un pesante tributo di sangue nella Resistenza”.

“Se ciò avvenisse, verrebbe recata un’offesa pesante alla memoria dei nostri partigiani e dei nostri deportati. Abbiamo l’ardire di pensare che neppure Sergio Ramelli vorrebbe questo. Diverso sarebbe se venisse deciso, in forme condivise, di dedicare un luogo a tutte le giovani vittime di quelle contrapposizioni ideologiche, in modo da evitare di riprodurre ancora oggi il clima di quel conflitti, cosa che non trova alcun senso, se non nel tentativo di alimentare, volontariamente o involontariamente, tensioni che recherebbero solo danni alla coesione sociale della nostra città”, conclude la nota.

Redazione "La Città"

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