
Cibo, armi e aiuti ai partigiani. La Resistenza delle cooperative a Cinisello
Saranno Ivano Bison, Gianluigi Falzoni e Gianmatteo Marangoni, moderati da Gabriella Milanese ad animare la serata del prossimo 15 aprile alle ore 21 nella sala dell’Agricola a Cinisello Balsamo. L’incontro dal titolo “Il ruolo delle cooperative nella Resistenza a Cinisello Balsamo” rientra nel fitto calendario di celebrazioni dell’80e simo anniversario della Liberazione, organizzate dalla locale sezione dell’ANPI.
“Il ruolo delle Cooperative sia rosse che bianche, tra le quali si era instaurato un forte clima collaborativo, è stato molto importante sia come supporto alla Resistenza tramite l’invio di aiuti (viveri, vestiario, armi, denaro) ai partigiani che combattevano in montagna, sia come spazi all’interno dei quali permanevano forme di democrazia”, scrive ANPI in una nota.
Durante la serata si susseguiranno gli interventi di rappresentanti delle cooperative che ripercorreranno la storia di quegli anni di cui non si è mai spento l’impegno nel trasmettere alle nuove generazioni e ai nuovi cittadini i valori della partecipazione, della solidarietà e della pace.
Durante gli anni oscuri dell’occupazione nazifascista, tra il 1943 e il 1945, Cinisello Balsamo non fu solo teatro di sofferenze, rastrellamenti e repressione. Fu anche un luogo in cui prese forma una delle espressioni più genuine di solidarietà popolare: quella incarnata dal movimento cooperativo. Le cooperative cinisellesi, già radicate nel tessuto sociale del territorio prima della guerra, si trasformarono in presidi silenziosi ma decisivi della lotta resistenziale, offrendo sostegno concreto alla popolazione e, in molti casi, copertura e supporto ai partigiani.
Durante la guerra le cooperative non si limitarono a distribuire pane, farina, zucchero e olio: divennero un vero e proprio baluardo contro la fame e l’isolamento. Gestite da cittadini del posto, spesso legati ai valori socialisti o cattolici democratici, garantirono un minimo di approvvigionamento a famiglie colpite dalle requisizioni, dai bombardamenti o dal licenziamento degli uomini sospettati di antifascismo.
Ci sono testimonianze che raccontano di come alcuni magazzini cooperativi vennero usati per nascondere armi, volantini clandestini, o persino staffette e partigiani ricercati. Le botteghe divennero anche luoghi di scambio di informazioni e punti di collegamento fra le diverse cellule della Resistenza locale. In alcuni casi, furono i cooperatori stessi — donne e uomini semplici ma determinati — a rischiare in prima persona per sostenere le attività dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) o delle formazioni partigiane che si muovevano tra la Brianza e la periferia nord di Milano.
Un ruolo centrale lo giocarono le donne, spesso impiegate nei negozi cooperativi o nei servizi di distribuzione. In un tempo in cui gli uomini erano al fronte o in montagna a combattere, furono loro a reggere l’urto della quotidianità, a organizzare la solidarietà concreta, a mediare con le autorità fasciste locali per evitare chiusure o sequestri. In molti casi, furono anche il tramite tra la popolazione civile e i partigiani, portando messaggi nascosti o generi alimentari nei rifugi clandestini.
Il contributo delle cooperative alla Resistenza a Cinisello Balsamo è una pagina poco conosciuta, ma fondamentale per comprendere come la libertà sia anche frutto di una rete di gesti piccoli, quotidiani, spesso non eroici nel senso epico del termine, ma essenziali. Dopo la Liberazione, molte di queste cooperative continuarono a operare, diventando strumenti di ricostruzione e di educazione civica, contribuendo alla nascita di una nuova cultura democratica.
Oggi, a ottant’anni dalla fine della guerra, ricordare il loro ruolo significa rendere giustizia a un patrimonio di valori — mutualismo, solidarietà, giustizia sociale — che ancora oggi può ispirare una cittadinanza attiva e consapevole.