
“Bella Ciao”, la canzone più amata che la giunta continua a censurare
In occasione della Festa della Liberazione, si canta Bella ciao (da ora BC) in tutta Italia, ma non a Cinisello B., dove ormai da anni, per ragioni sconosciute, l’Amministrazione comunale ha deciso di censurare il brano più noto legato a questa celebrazione. Lo scorso anno fu la piazza che spontaneamente intonò questo inno al coraggio e al sacrificio dei partigiani. Tanti nostri concittadini, dopo l’8 settembre ‘43, presero la strada dei monti o si impegnarono nelle SAP di fabbrica o con i GAP in città, a rischio della propria vita, dimostrando un coraggio inimmaginabile.
Alcuni morirono, altri furono deportati. Compito delle realtà locali sarebbe quello di indagare la storia della Resistenza del territorio, ma questo purtroppo non avviene da tempo. È una vicenda scomoda, perché per narrarla è necessario parlare del coinvolgimento dei fascisti della RSI, che collaborarono coi nazisti nel compimento delle peggiori nefandezze.
Per conoscere la storia di BC ci si può riferire alle ricerche dello storico e studioso delle tradizioni popolari, Cesare Bermani, che, tra i fondatori dell’Istituto E. De Martino, è stato tra i primi in Italia a utilizzare le narrazioni orali nella ricostruzione storica. Autore di numerosi libri e pubblicazioni, è stato il promotore dell’Associazione Italiana di Storia Orale.
Bermani scrive che la storia di BC è un romanzo mai finito, perché non esiste un testo unico, ma molte varianti che si trasformano e si intrecciano con una serie di vicende di gruppo o individuali. Le sue origini sono rimaste a lungo sconosciute. Questo è dipeso dal fatto che per un non breve periodo la canzone fu ignorata dai libri di storia e dai Canzonieri della Resistenza. La ricerca dei canti popolari e sociali conobbe un grande impulso solo negli anni ‘60. Ad Alberto Mario Cirese si deve il merito di aver segnalato per primo BC come un riadattamento della canzone Fior di Tomba II, diffusa in tutta Italia ed entrata nel repertorio militare sin dalla Grande Guerra, con un testo differente da quello oggi conosciuto. Sia pur sovente contaminata da altre canzoni, fu spesso caratterizzata dal primo verso “Stamattina mi sono alzata”, cioè lo stesso di BC, canzone partigiana.
Poco conosciuta al Nord durante la Resistenza, era diffusa nella zona di Reggio Emilia e Montefiorino, divenendo popolare durante la Repubblica partigiana. Mario Ricci, Armando, comandante del Corpo d’Armata Centro-Emilia e poi della Divisione Modena-Montagna, ricordava che i partigiani avevano cominciato a eseguirla battendo le mani per darle più calore. Era assai popolare anche nell’alto bolognese e tra le formazioni anarchiche sui Monti Apuani. Una BC simile fu cantata nei giorni della Liberazione di Reggio Emilia, con un testo adattato da un medico partigiano, nome di battaglia Fiore.
Nel giugno del ‘96 Ivan Prosperi, partigiano della Brigata Maiella, comunicava con una lettera al Corriere della Sera che sin dai primi mesi del ’44 veniva cantata dai patrioti della sua Brigata, che combatterono con l’8^ Armata Britannica fino alla fine della guerra; un inno sull’aria di BC, ma con parole diverse da quelle cantate oggi, come risulta dall’archivio della Brigata stessa. Un altro testimone, il perugino Vinci Grossi, affermò di averla imparata tra i reparti regolari italiani aggregati alle Forze Armate alleate che avanzavano dall’Appennino verso Bologna. Negli ultimi mesi della lotta partigiana, BC risalì fino al Nord giungendo in Lombardia e Piemonte, dove fu cantata durante la liberazione di Alba e Mondovì.
Dopo la Liberazione BC ha continuato a vivere e trasformarsi, trovando negli anni del dopoguerra i propri canali di diffusione anzitutto attraverso i festival internazionali della gioventù. A Londra nel ‘45 i rappresentanti delle associazioni giovanili di 63 nazioni decisero di organizzare, periodicamente e sempre in una capitale diversa, un festival mondiale che avesse come scopo la pace. Esistono molte testimonianze sull’esecuzione di BC in svariate occasioni. In particolare, a Praga nel ‘47 parteciparono decine di migliaia di delegati di 70 Paesi; BC fu cantata dai mille delegati italiani e tradotta in varie lingue dai giovani provenienti da tutto il mondo. Altri canali di diffusione furono i campeggi dei pionieri e le corali. A partire dalla metà degli anni ‘50 venne pubblicata da vari canzonieri.
Da allora iniziarono a circolare versioni in più lingue straniere europee, ma anche venezuelane, cubane, vietnamite, cinesi, curde. La Resistenza diventò il fondamento dell’ideologia della “Repubblica nata dalla Resistenza” e, per la manifestazione del ventennale del 9 maggio ’65 a Milano, le associazioni partigiane decisero che si dovesse sfilare con i fazzoletti tricolori per un’unità aconflittuale fra le diverse formazioni che avevano dato vita alla Repubblica e alla Costituzione. Fischia il vento, più diffusa al Nord durante la Resistenza, non poteva essere il canto di un’operazione politica di ricompattamento su posizioni moderate, perché era stata soprattutto cantata dalle formazioni comuniste e socialiste. Sicché venne sostituita da BC, in un processo spontaneo di massa.
Fatta propria dai no-global, viene ora cantata ovunque vi siano conflitti, tanto da poter dire che oggi suona per una moltitudine di popoli, in almeno quaranta idiomi diversi. Così a BC, che fu l’inno della Brigata Maiella, brano per antonomasia della Resistenza, oggi tanto amato da chi vuole la libertà, è toccato il privilegio di assurgere a una fama mondiale, al punto di essere eseguito in ogni manifestazione. Tranne, appunto, nella nostra città.
Fotografia archivio ANPI – 25 aprile 1951, Cinisello B., via della Libertà, sfilata di partigiani, nel mezzo Dina Cereda, Angela.
Cesare Bermani, Bella ciao, una canzone della Brigata Maiella, da Brigata Maiella, Resistenza e Bella ciao, Rubbettino Editore, 2020.
Un commento
Basta cantarla col cuore e in tanti..Se hanno il.coraggio di intervenire fanno vedete realmente quelli.che sono FASCISTI ,ANTIDEMOCRATICI E CONTRO LA COSTITUZIONE.per la quale in tanti hanno
perso.la vita.